Ai giorni nostri il Colosseo è quotidianamente un punto di ritrovo per migliaia di turisti e visitatori, ma non è sempre stato così…
di Walter Astori
Ai nostri giorni il Colosseo é senza dubbio l’emblema di Roma. Nel corso della storia però ha dovuto sopportare più persecuzioni di quelle che ha realmente ospitato. Nel XVI secolo per esempio gli arconi inferiori costituivano il rifugio di banditi e meretrici. Clemente X per scacciarli ebbe un’ineffabile idea: fece chiudere quegli archi con i relativi corridoi, trasformandoli in depositi di letame che hanno funzionato fino al 1811.
Neanche la natura ha risparmiato il Colosseo e ben tre terremoti l’hanno ridotto all’attuale consistenza. I travertini caduti, invece di essere restaurati, furono usati per altre architetture romane: Palazzo Venezia, la Cancelleria, il porto di Ripetta e le sottostrutture di Ponte Sisto. Costruzioni che, a ragione, furono definite “figlie del Colosseo”.
Assai più devastanti dei terremoti però rischiarono di essere due illuminanti proposte provenienti dalle alte sfere pontificie. L’anfiteatro corse un grave pericolo quando Sisto V decise di costruire una strada che collegasse il Vaticano al Laterano. Gli architetti obiettarono che il percorso avrebbe incontrato il Colosseo e lui ordinò senza esitazioni di “tagliarlo” perché la via da lui ideata sarebbe stata molto più utile. Poi, per una questione economica, dovette rinunciare alla sua brillante trovata. Una volta tanto anche una crisi economica é stata un evento provvidenziale.
Non era ancora abbastanza. Una citazione per l’idea migliore spetta di diritto al cardinal Brunetti che, nel 1832, ebbe la geniale intuizione di trasformare il Colosseo in un cimitero. Secondo lui il terriccio sottostante misto alla calce sarebbe stato perfetto per la decomposizione dei cadaveri. Per fortuna, é proprio il caso di sottolinearlo, morì prima lui ed il progetto sfumò.