Roma e il mistero di Nicolas Poussin

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La massoneria Italiana nacque, con tutta probabilità, in seno alla Chiesa cattolica di Roma, dove già durante il rinascimento si respirava aria di illuminismo. Nicolas Poussin, pittore del seicento, fu il mezzo attraverso il quale passò un messaggio antico di migliaia di anni. Un messaggio che diede il potere agli Stati liberi dall’oppressione monarchica assoluta.
La rivoluzione che cambiò per sempre il mondo fu concepita a Roma? Ora sepolto in un’importantissima basilica Romana, Poussin fu forse una serpe sul trono del Papa nella capitale mondiale della cristianità?

di Alessandro Moriccioni

Un tesoro chiamato Poussin
Ritratto di Nicolas Poussin
Ritratto di Nicolas Poussin

Di Nicolas Poussin si sente parlare spesso ormai. Gli storici lo hanno scoperto grazie all’intervento di tre autori mondiali di Best-sellers.
Henry Lincoln, Michael Baigent e Richard Leigh scrissero “Il Santo Graal” negli anni ottanta del secolo scorso, citando ampiamente vicende legate al panorama storico e artistico francese, compresa la nota storia di Rennes-le Chateau. Di questo libro sono state realizzate, solo in Italia, decine e decine di edizioni e, ancora oggi, viene ristampato. Nonostante la tesi proposta nel libro sia un tantino assurda (una setta segreta avrebbe covato in sé il germe della discendenza diretta di Gesù Cristo che non sarebbe morto sulla croce) il volume contiene analisi accurate su brani dei Vangeli che non staremo a visionare, ma che risultano estremamente pertinenti. In genere è la prima lettura che si consiglia a chi si avvicina ad argomenti un tantino fuori dalla classica disciplina storica.
Recentemente in un articolo di poco conto, come tutti quelli che pubblica, la rivista Focus si è occupata della vicenda scatenata dal contenzioso tra gli autori del citato tomo e Dan Brown, fautore del successo letterario “Il Codice Da Vinci”. Accusato di plagio poiché fa ampio uso degli scenari proposti già in passato da “Il Santo Graal”, il romanzo in questione riduce tutto ad una copia stile Umberto Eco; che fece la stessa identica cosa nel suo “Il Pendolo di Focault”. Tra l’altro Focus etichetta i tre autori, di cui sopra, col titolo di giornalisti dimostrando di non sapere neanche a chi si riferiva, perché, almeno per quanto riguarda Michael Baigent, è doveroso dire che si tratta di uno psicologo e di un ricercatore serio. “Il Santo Graal” fu ad ogni modo anche per me il primo libro. Da qui la mia strada prese ad incrociarsi con quella di un pittore che altrimenti avrei continuato ad ignorare.
Gli storici dell’arte invece conoscono benissimo Poussin, avendolo sempre ritenuto un artista mediocre e misconosciuto nella sua epoca. Mai si sono sbagliati tanto. Poussin è un l’autore che fa da perno ad un segreto inviolabile. Un segreto di cui, per ironia della sorte, abbiamo la chiave, ciò che manca è la giusta serratura nella quale collocarla.

Roma e un segreto che viene da lontano

Per molto tempo mi sono dedicato allo studio di antiche mappe medievali con lo scopo di comprendere le incongruenze che passo dopo passo io e il mio collega riscontravamo, grazie anche al prezioso aiuto di stimati collaboratori. Cercavo qualcosa che potesse provare la veridicità del mito del Grande Diluvio. Sino ad ora ho vagliato migliaia di dati archeologici, decine e decine di carte geografiche e centinaia di leggende provenienti da tutto il mondo. Sembrerà paradossale, ma è proprio nella mitologia che è possibile rintracciare la maggior parte dei dati storici.
Fu esattamente in questo contesto che incappai, se così si può dire, in Nicolas Poussin. Me ne occupai col mio collega Andrea Somma per puro caso. Stavamo analizzando la “Mappa delle Terre Emerse Prima del Diluvio”, concepita dal gesuita e scienziato del seicento Athanasius Kircher, contenuta nel volume Arca Noé (vedi l’articolo di A. Moriccioni e A. Somma pubblicato su Mystero n. 45 del gennaio 2004 intitolato “La Mappa dei Continenti Scomparsi”). Sapevamo che il libro era contenuto nella biblioteca privata di Gerolamo Casanate un prelato che possedeva molti altri studi Kircheriani. I due dovevano certamente conoscersi essendo stati letteralmente vicini di casa ed essendo, Kircher, autore di un’accurata analisi riguardo un piccolo obelisco ritrovato in loco, oggi impiantato sulla schiena di un elefante realizzato dal Bernini in Piazza Santa Maria sopra Minerva.
Sapevamo anche che durante il suo soggiorno a Roma Kircher fu maestro del giovane pittore francese Poussin e che lo istruì egregiamente sulle regole della prospettiva. Più tardi Poussin sarebbe stato chiamato con altissimi onori alla corte di Luigi XIII direttamente da Sua Eminenza il Cardinale Richelieu suo grande estimatore. Quel che allora non sapevamo era che Casanate, definito eccellente preilluminista, aveva lasciato in eredità alla biblioteca proprio alcune opere del pittore in questione. Dunque il filo che lega lo scienziato esoterista Kircher (che tra le tante cose tentò una prima decodificazione in chiave simbologica dei geroglifici) al pittore simbolista Poussin è avvalorato dalla presenza di un uomo estremamente colto che di certo era a parte di una qualche verità elitaria.
E’ sensazionale il fatto che senz’altro in seno alla comunità ecclesiastica più colta, determinate idee circolassero alla luce del sole e che nessuno storico abbia mai pensato di approfondire tale aspetto. Ad ogni modo conoscere questa connessione aveva reso più facile comprendere il motivo che fece apparire ai nostri occhi l’interno della biblioteca originale del settecento, eretta per espresso volere di Casanate, più simile ad un tempio o ad una loggia massonica che ad una biblioteca pubblica. Massoneria che di lì a poco accompagnerà per mano tutte le grandi rivoluzioni dell’epoca illuminista. Tuttavia dal colloquio che avemmo con una delle guide non emerse più di questo e tornammo dalla nostra serie d’incontri all’antica biblioteca con le idee affatto chiare. L’unico legame che vedevo certo era quello tra Kircher e Poussin che nel suo dipinto “Il Diluvio Universale” aveva inserito sullo sfondo le piramidi egizie che assieme ai geroglifici saranno l’ossessione di Athanasius Kircher per tutta la vita. Per quanto non esistano prove dell’influenza diretta di Kircher sul quadro, che fa parte di un polittico, sarebbe inverosimile negare una qualche contaminazione da parte dello stesso pensiero Kircheriano.

La notizia
I pastori d'Arcadia
I pastori in Arcadia

Nonostante abbia letto molto sul conto del mysterioso pittore simbolista, non avevo la benché minima idea che Poussin fosse sepolto a Roma. Lo scoprii per caso una mattina mentre mi trovavo in redazione. Il dottor Gianluigi Proia, collaboratore della testata “Mystero”, entrò di corsa nella stanza e, quasi in preda ad un raptus, si voltò verso il direttore della rivista Luigi Cozzi sostenendo con veemenza di aver scoperto qualcosa d’importante. Trovai molto singolare la sua entrata in scena, così decisi d’interromperlo per potermi presentare. Non conoscevo di persona Proia ma avevo letto molti dei suoi articoli. Non feci comunque in tempo poiché fu direttamente il dottor Luigi Cozzi a passare alle presentazioni. Dapprima Proia sembrò quasi defraudato del suo entusiasmo, ma dopo pochi istanti lo vidi aprirsi ad un sorriso che, compresi più tardi, denotava tutto il suo animo gentile. Lo trovai curioso ma mi fu subito simpatico. Parlò immediatamente di quella che secondo me è una cosa poco nota. La tomba di Nicolas Poussin, il pittore de “I Pastori in Arcadia” si trovava nella città eterna in una chiesa nemmeno troppo ignota; San Lorenzo in Lucina. A pochi passi da piazza Colonna a Roma. Aveva scritto un pezzo, disse, che secondo lui chiariva il rapporto tra Poussin e la sua concezione esoterico-pittorica. Tuttavia gli mancavano le immagini della chiesa. Mi misi allora a sua disposizione al fine di procurargli il materiale di cui aveva bisogno. Gli promisi che gli avrei consegnato le foto su un CD-ROM due settimane dopo. Fui ben felice di prendermi quell’impegno, poiché mi avrebbe permesso di riprendere le mie indagini personali da dove le avevo lasciate. Volevo vedere cosa sarebbe emerso. E il risultato fu di certo interessante.

La chiesa del Dio del Sole
La tomba di Poussin a Roma
La tomba di Poussin a Roma

Mi recai sul luogo una mattina di sole col sorriso sulle labbra. Avevo ammirato “I Pastori in Arcadia” (che secondo alcuni è direttamente collegato alla vicenda di Rennes-le-Chateau, con la sua enigmatica scritta ET IN ARCADIA EGO) al Museo del Louvre a Parigi ed ho potuto spesso apprezzare la finezza di un suo dipinto qui a Roma dove come già affermato ha soggiornato a lungo. Ma mai avrei potuto immaginare di incontrarlo di persona. Almeno per quel che resta di lui.
San Lorenzo in Lucina è una chiesa piuttosto ricca seppur non imperiosa come molte sue sorelle. La luce solare che si riflette sulla piazza penetra attraverso le vetrate sin dentro la struttura conferendole un non so che di trascendentale. Questo vero e proprio gioiellino architettonico si trova sulla piazza omonima e viene puntualmente visitata dalle migliaia di turisti che passeggiando per Via del Corso si godono le proprie “Vacanze Romane”.
Avevo letto su un’autorevole guida degli anni trenta (dalla quale sino ad oggi tutti, compreso il noto storico Claudio Rendina, hanno copiato persino le singole frasi) che un tempo il luogo era conosciuto con il nome latino di Sanctum Laurentinum ad Titan. Questo dato è di fondamentale importanza se si pensa che Titan era una divinità solare, corrispettivo del dio Ra egizio. Qui, infatti, si ergeva maestoso un obelisco a lui dedicato. La guida all’interno della basilica mi disse che il nome Lucina sarebbe un derivato di un bosco detto Lucus dedicato a Giunone Lucina, dove si produceva pece per l’illuminazione. Ma la vera sorgente non è poi così chiara perché si scontra con la tradizione ecclesiastica che attribuisce il nome ad una matrona romana che nel III secolo d.C. fondò a sue spese questa chiesa. Di realmente antico all’interno dell’edificio non c’è quasi nulla, poiché a causa delle piene del Tevere fu riedificata svariate volte. Al suo interno fu santificato Papa San Damaso ed è tuttora conservata la graticola sulla quale arrostì il martire San Lorenzo al quale la chiesa è dedicata.
Entrando nella navata principale si scorge sulla destra un sepolcro marmoreo piuttosto modesto. Me ne accorsi solo perché lo stavo espressamente cercando. Devo dire che se i fossi capitato per sbaglio non lo avrei notato mai. A quanto pare il monumento funebre fu fatto erigere non solo da un grande ammiratore conterraneo del celebre artista, ma da un vero e proprio cultore di lapidi funerarie. Da varie fonti infatti F.A. de Chateaubriand, che commissionò l’opera e forse scrisse l’epigrafe, è descritto come una specie di magnate degli artisti defunti. Oltre ad aver voluto l’incisione dell’iscrizione sepolcrale in cui si legge:  “A Nicolas Poussin per la gloria della sua arte e l’onore della L'iscrizione sulla tomba di PoussinFrancia. Trattieni le lacrime: vive in questa tomba il Poussin che sembrava non dovesse morire mai. Pure egli è vivo e dai suoi quadri egli parla”, de Chateaubriand fa scolpire al di sotto del busto che ritrae il defunto, proprio il quadro del Louvre “I Pastori in Arcadia”, dove campeggia la frase più famosa della storia dell’arte mondiale; l’enigmatica ET IN ARCADIA EGO (per essere precisi è visibile solo una porzione della scritta: ET IN ARCA[DIA] EGO. Forse nascondere le ultime tre lettere della parola Arcadia ha un valore letterale, quasi ad indicare l’arca che preservò gli umani dal Diluvio).
Non ho idea del perché sia stato rappresentato questo quadro anziché un altro e non intendo fare congetture che riguardino l’arcinota leggenda di Rennes-le-Chateau. Almeno io tornai dalla visita alla basilica con un’idea un tantino diversa. Invito piuttosto chi legge a tornare con la mente all’obelisco dedicato a Titan cui avevo accennato in precedenza.

Massoneria e stato Italiano

Non è di certo un caso che Poussin sia stato sepolto proprio all’interno di una basilica eretta nel preciso punto nel quale sorgeva l’obelisco, obelisco che oggi campeggia in Piazza Montecitorio, proprio davanti al Palazzo del Parlamento italiano. Per ciò che è noto dobbiamo la nostra indipendenza dall’Austria a personaggi come Giuseppe Garibaldi storicamente ritenuto un massone. Non è necessario ricordare che Garibaldi aveva partecipato alle rivoluzioni Sudamericane e che con tutta probabilità il suo seggio in parlamento non sarebbe mai stato fissato se si fosse realmente trattato di una sorta di bandito come molti storici tendono a credere. Giuseppe Mazzini, altro insigne personaggio del risorgimento italiano, con la sua Giovane Italia non fece altro che allargare il concetto di loggia massonica al popolo di ceto più basso, emulando un fenomeno già presente nel paese attraverso la Carboneria. Come dimostrato in numerose pubblicazioni riassunte recentemente dall’eccellente antologia (perché solo così può essere definita) “Talismano” di Robert Bauval e Graham Hancock, ciò che è accaduto in Italia si era già radicato in Francia, Inghilterra e Stati Uniti.
Lo stato indipendente illuminista era stato eretto da affiliati alla massoneria. L’Italia non fu da meno e non credo di poter essere smentito affermando che con tutta probabilità anche Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, era un massone. Il fatto che il governo si sia stabilito nei Palazzi di Piazza Montecitorio di fronte all’obelisco egizio è un omaggio al tentativo d’instaurazione del culto dell’Essere Supremo, molto in voga tra il ‘700 e l’800. Niente rappresenta meglio il concetto di divinità, per i massoni, della piramide e dell’obelisco. Se i miei calcoli sono esatti Poussin venne tumulato in San Lorenzo in Lucina proprio per il significato simbolico del luogo. In questo caso Poussin sarebbe stato il veicolo di concetti esoterici dettati da Kircher e conservati da un’elite di colti personaggi con qualche imprecisata ambizione politica che maturerà solo in seguito. In Francia subito dopo la rivoluzione apparvero nei quadri degli artisti e nei progetti degli architetti piramidi e obelischi. Forse la stessa cosa accadde prematuramente in Italia dove il rinascimento aveva posto le basi non solo di un culto segreto poi ripreso dai massoni (basti pensare a Giordano Bruno bruciato sul rogo perché proponeva al clero un ritorno al culto di Iside, molto diffuso a Roma secoli prima) ma soprattutto di una rinnovata concezione scientifico-spirituale non condivisa dalla chiesa tradizionalista imperante.
Possiamo definire Kircher o Poussin due premassoni? Non credo. Ma possiamo affermare che è strano vedere accomunati in un quadro due concetti fondamentali per Kircher, lo scienziato più stimato del suo tempo; il Diluvio Universale del quale, pur conoscendo solo pochissimi miti, fu il primo comparatore tra questi e la leggenda di Atlantide, e l’Egitto misterioso che diverrà un secolo più tardi l’ossessione di ogni stato definitosi libero. In più è utile accennare al fatto che Napoleone Bonaparte, che si fece incoronare imperatore di Francia dopo la Rivoluzione, non solo era un massone ma fu grazie alla sua campagna in Egitto che i geroglifici furono svelati con la scoperta della Stele di Rosetta. La leggenda vuole che l’iniziazione di Napoleone al grado massonico sia avvenuta all’interno della Grande Piramide a Gizah, evidente emulazione della mitica ascesa a faraone e divinità di Alessandro Magno. Forse a tutto questo andrebbe aggiunto che anche il fratello di Napoleone era massone.

Simbologia massonica e Diluvio Universale

Tra i significati occulti ed esoterici di derivazione ebraica egizia e copta della tradizione ermetica massonica c’è il concetto di serpente uroburo (quello che si morde la coda) che non indica solo la ciclicità della vita ma che per molte delle popolazioni che si tramandano il mito del Diluvio, rappresenta il simbolo delle genti provenienti da una terra distrutta. Quella stessa terra di cui tutti i popoli narrano, Terra dalla quale vennero i naufraghi con le loro navi e i sapienti con le loro conoscenze in via d’estinzione. Una terra detta Aztlan o Atlantide. E’ un caso che in una delle logge vaticane volute da Papa Giulio II, grande mente (per un approfondimento vedi l’articolo di A. Moriccioni e A. Somma pubblicato su Mystero n. 36 del maggio 2003 intitolato “Viaggio in Asia: la scoperta dell’America” ed il libro di Ruggero Marino “Cristoforo Colombo e il Papa tradito”), proprio vicino ad un accesso che porta il nome del San Damaso di San Lorenzo in Lucina, Raffaello (o la sua scuola, non è ancora chiaro) abbia dipinto una scena che ritrae Noé intento nella costruzione dell’arca? Prima di Giulio II aveva governato al soglio pontificio Alessandro VI, un uomo ignobile che aveva però favorito l’ingresso in vaticano di un testo fondamentale per tutti gli esoteristi dell’epoca. Un testo tradotto dal greco che solo recentemente è stato giudicato autentico. Un testo magico dell’Antico Egitto, ma non un testo qualunque. Ma il “Corpus Hermeticum” attribuito al mitico Ermete trismegisto; Sacerdote e mago leggendario. Alessandro VI e Giulio II si odiavano per svariate ragioni ma potevano essere a parte di un segreto procrastinato sino a Kircher e Poussin, solo più tardi acquisito dalla massoneria? E’ da questa confluenza di saperi e da questo crogiuolo di menti che nasce la massoneria in Italia? Forse si nascondeva l’ipotesi che le piramidi e l’Egitto stesso fossero ciò che rimaneva della civiltà del Diluvio? Come disse l’eminente egittologo Mark Lehner prima di contraddirsi: “l’Egitto dinastico potrebbe rappresentare la diretta discendenza della civiltà comunemente detta di Atlantide”. Distrutta da un Diluvio?

Conclusioni

L’argomento che abbiamo appena tratteggiato è tanto vasto che andrebbe visto sotto le sue molteplici sfaccettature.
Quando rividi il dottor Proia per fornirgli le immagini che gli occorrevano non avevo idea che la faccenda, sempre che l’ipotesi sia corretta, potesse rivelarsi così seria. D’altronde sono innumerevoli gli artisti che all’epoca nutrivano un forte interesse per le discipline esoteriche di derivazione egizia e, per citare solo Roma, sono molti gli esempi di questo tipo. Forse l’unico mistero consiste nel comprendere maggiormente un passato di cui si è persa la memoria sotto una la pioggia battente di un Diluvio incessante.