A 72 anni dalla sua tragica scomparsa, si torna a parlare di Anna Frank, ragazza divenuta, grazia al suo diario, vero e proprio simbolo della Shoah. Un team di archeologi ha infatti rinvenuto a Sobibor, un campo di concentramento della Polonia occidentale, un ciondolo appartenuto ad una ragazza scomparsa nel campo di concentramento polacco. Sul ciondolo sono riportati il luogo e la data di nascita della ragazza (Francoforte, 3 luglio 1929) e l’augurio ebraico “Mazal Tov” (Buona Fortuna). Gli studi portati avanti dall’Istituto Investigativo dell’Olocausto (Yad Vashem) hanno permesso di rintracciare la ragazza in Karoline Cohn, deportata in un ghetto di Minsk nel 1941, per poi essere trasferita a Sobibor dove è morta nel 1943. La particolarità del ciondolo è che è in tutto e per tutto uguale a quello appartenuto ad Anna Frank con la sua data e luogo di nascita (Francoforte, 12 giugno 1929) ed il medesimo augurio. Un elemento che crea un legame tra le due ragazze e le rispettive famiglie. Proprio questo collegamento è ora motivo di indagine da parte dello Yad Vashem.
“Le scoperte di Sobibor costituiscono un contributo importante alla documentazione e alla commemorazione dell’Olocausto, e aiutano a comprendere meglio cosa è successo, sia per il funzionamento del campo di concentramento, sia per quando riguarda le vittime”. Queste le parole di Havi Dreifuss, capo del Centro di Ricerca sull’Olocausto in Polonia allo Yad Vashem.