L’incredibile scoperta paleoastronautica di Lucio Tarzariol, un’altra prova sull’esistenza di aeromobili in epoche remote e della comunicazione tra i continenti prima della scoperta dell’America
di Lucio Tarzariol
Premetto che molte scoperte archeologiche non sono state fatte a colpi di piccone e pala, ma chiusi in uno studio o in un museo, infatti ciò che per lo scavatore non è che un pezzo tra le migliaia di reperti archeologici ad un attento ed oculato studio può rivelarsi unico, anche a decine di anni dal ritrovamento dello stesso; come accade al British Museum nel 1872, quando un semplice incisore di nome George Smith, appassionato dilettante di antichità assire, si trovo davanti ad una tavoletta assira proveniente da Ninive con il primo frammento ritrovato del resoconto del Diluvio. Qui abbiamo una storia analoga, in quanto l’immagine del reperto che ho potuto studiare, ha trovato la sua interpretazione, cinquant’anni dopo il suo ritrovamento a Teotihuacan, città sita a 40 chilometri a nord-est di Città del Messico. Il reperto archeologico che andrò a presentarvi e che ho battezzato come “Occhio di Quetzalcoatl”, ha dell’incredibile, in quanto è uno dei rari ritrovamenti che supporta la già fondata prova dell’esistenza di aeronavi in epoche remote che potevano solcare i cieli del nostro pianeta. Inoltre il reperto archeologico, per la capacità artistica e comunicativa della rappresentazione, rivela la sua unicità, nella vera interpretazione da dare alla corrispondente raffigurazione egizia del noto Occhio del dio Horus e dimostra nello stesso tempo, l’incontestabile esistenza di una civiltà evoluta ed arcana che aveva interessi e mezzi per sorvolare spazi e distanze che partivano da Eliopoli, ossia dalle terre d’Egitto fino a Teotihuacan e nelle altre terre dell’America centrale protette da divinità come, per l’appunto Quetzalcoatl, Viracocha, Kukulkan, ecc..
(tratto da: X times, Archeo Misteri, Archeomedia e www.artealiena.it)