La Scuola Horufì, la scienza filosofica delle lettere (ilm al-horùf), prende origini dal VI° Imam Ja-far al-Sadiq, scuola che prende origine da Fazollah di Astarabad che Tamerlano fece uccidere da qui l’ordine scompari per passare in Turchia presso i dervisci di baktashì, ordine che sorse con Hajji Bektash nel 1337 ed ebbe un gran ruolo nella vita spirituale turca
di Flavio Garsia
In “Scienza e civiltà dell’Islam”, Sayyed Hossein Nasr scrive:
“sappi che lo scopo della Scienza degli Antichi è ciò da cui ogni cosa procede: il Dio invisibile e immoto (lo zero), la cui Volontà (l’uno) fa nascere l’Intelligenza (il due). A partire dalla Volontà e dall’Intelligenza si manifesta l’Anima (il tre) nella sua unità; dall’Anima nascono le varie nature, che a loro volta generano corpi composti. Si capisce così che una cosa non può essere conosciuta, se non si sa che cosa viene prima di essa. L’Anima vien prima della natura, e grazie ad essa la Natura può venir conosciuta. L’Intelligenza vien prima dell’Anima, ed è grazie ad essa che vien conosciuta. Infine l’Intelligenza non può far altro che condurre a ciò che le è superiore, cioè a Dio, che l’avvolge e la cui Essenza non è percettibile”.
Guardando “dentro” le cose, grazie all’intuizione, il numero è sia simbolo, ma anche e soprattutto essenza o realtà dell’essenza. Quando si osserva il mondo “dal di fuori”, le leggi e i numeri paiono moltiplicarsi e disperdersi e, poiché i nostri sensi sono limitati, fanno sembrare paradossalmente la realtà fisica finita e permanente. Col numero comincia la creazione. Il numero è una proprietà. Si può conoscere, secondo Nasr, solo ciò che vien dopo e non prima in ordine di qualità numerica (e di realtà).
La scienza delle lettere (‘ilm âlHurûf) nel Sufismo.
La scienza delle lettere poté diffondersi nell’Islâm grazie alle particolarità strutturali e semantiche della lingua araba, oltre al fatto che essa – lingua della religione e della giurisprudenza – si diffuse tra culture che aumentarono la polisemia dei termini.
Ogni lettera ha un valore così che ogni parola può essere combinata e scombinata per giungere alla radice dei significati. Con le lettere si può conoscere la struttura qualitativa e quantitativa di ciò che le parole designano, per elevare le proprie qualità mistico-religiose.
Il valore delle singole lettere permane una volta che esse formano delle parole le quali rappresentano il segreto posto nel cuore delle cose create. Il loro valore primario naturalmente è la vibrazione.
La “tecnica mistica” delle lettere si chiama, nell’Islâm, Jafr che contiene l’intelletto universale cui si accosta la Jâmi‘a, l’anima universale. La scienza delle lettere è, nell’Islâm, un ramo del Jafr.
Ad ognuna delle ventotto lettere dell’alfabeto arabo è assegnato un valore numerico che, secondo antiche tradizioni, è così suddiviso: il primo gruppo di nove lettere rappresenta i numeri da uno a nove; il secondo gruppo, i numeri da dieci a novanta; il terzo da cento a novecento e l’ultima lettera che rimane rappresenta il mille. Quindi si hanno le corrispondenze (come in figura):
Nella figura è indicata la corrispondenza delle lettere anche con i quattro elementi (lì dove compare nel quadrato la doppia lettera ciò indica la differenza di trasposizione tra i due sistemi quello occidentale e orientale). Secondo la traslitterazione in caratteri latini, la corrispondenza sarebbe:
â=1; b=2; j=3; d=4; h=5; û=6; z=7; h=8; t=9; î=10; k=20; l=30; m=40; n=50; s/s= 60; ‘ =70; f=80; dh/s=90; q=100; r=200, s/sh=300; t=400; th=500; kh=600; dh=700; t/dh=800; gh/z=900; sh/gh=1000
Questo sistema di suddivisione è anche chiamato Abj(a)d, dalla sequenza delle prime quattro lettere del primo gruppo.
Tenendo conto che di una parola araba si considera la radice consonantica, senza le vocali, il termine sufi (Sûfî), decodificato nel suo valore lettera-numero, da una somma di 186. 186 è composto da 100, 80 e 6. Questi tre numeri, riconvertiti in lettere danno la “q”, la “l” e la “û”, cioè un radicale che si può sistemare in fuq: “il trascendente”.
Le radici delle parole arabe sviluppano diverse forme verbali (fino a 10), da cui derivano per ognuna molti termini.
La parola Allah, Dio, ha come valore il 66. Nel quadrato (fig.2), costruito con la stessa parola Allah, la somma dei numeri, in tutti i sensi di lettura, da sempre 66.
La ripartizione in lettere riferita ai quattro elementi è stata usata in Magia per produrre determinati effetti, sia sul piano fisico che su quello astrale. Ad esempio, parole con lettere d’acqua servirebbero per acquietare le febbri, quelle di fuoco per guarire malattie in rapporto col freddo oppure accrescerebbero il vigore di cose in relazione al fuoco (arti marziali).
Naturalmente, trattare il segreto delle lettere non è una operazione legata al ragionamento logico, ma alla visione e alla meditazione profonda.