Il rogo di Roma e la Torre di Nerone

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La leggenda della Torre di Nerone, in via Quattro Novembre, dal quale l’imperatore avrebbe assistito all’incendio di Roma da lui stesso appiccato

Di Walter Astori

torre_delle_milizieLungo via Quattro Novembre s’innalza la Torre di Nerone. In realtà si tratta di un esempio di anacronismo, non insolito in città ricche di ricordi storici come Roma. Infatti tale costruzione sembra risalire al medio evo e rientra nella categoria delle Torri Baronali.
La leggenda della torre neroniana però si diffuse a macchia d’olio tra il popolo, tanto da far pensare più di uno storico che in quel luogo sorgesse davvero il balcone dal quale l’imperatore si gustò lo scenario dell’Urbe in fiamme. Secondo i racconti giunti fino a noi, Nerone, cantando e suonando, appagò la sua sadica passione con le immagini del rogo da lui stesso appiccato. In verità questa teoria ha molte falle.
Sembra più probabile pensare ad un disastro naturale che abbia colpito gli edifici più vecchi della capitale, costruiti interamente con legno secco e quindi molto esposti al rischio d’incendi.
Altra tesi plausibile è che le fiamme non furono appiccate per follia o malvagità, ma solo per sventrare e radere al suolo i quartieri più squallidi prima di ricostruirli più sontuosi e accattivanti.
Un caso analogo si è verificato anche durante il ventennio fascista. Un intero quartiere fu bruciato per impedire agli sfrattati di tornare clandestinamente ogni notte alle proprie “bidonville”, nonostante avessero a disposizione appartamenti nuovi e moderni.