I cavalli di Costantinopoli

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di Nicoletta Travaglini

I cavalli di San Marco a Venezia
I cavalli di San Marco a Venezia

Il Papa promosse le crociate con l’intento di liberare la Terra Santa dagli infedeli.
Intorno al 1200 si stava allestendo la quarta crociata, quando arrivarono a Venezia alcuni delegati del Conte di Champagne per trattare con i mercanti la preparazione di questa nuova spedizione. Per attrezzare le navi e le galee di supporto, i veneziani e soprattutto il doge Enrico Dandolo, preteso ingenti somme, che il nobile non possedeva. Nonostante tutto egli accetto la proposta della Serenissima, la quale non si fece scappare l’occasione di riassoggettare Zara, fiorente porto della Dalmazia e antico possedimento veneziano. La Serenissima, infatti, pretese come una sorta di risarcimento da parte del Conte, che i crociati facessero rotta verso le coste dalmate e non verso l’Egitto, che era il vero obiettivo della spedizione.
Era l’ottobre del 1202 quando un’imponente flotta armata di tutto punto, lasciò la Laguna alla volta delle coste della Dalmazia e non verso l’oriente come la maggior parte dei soldati e dell’opinione pubblica credeva.
Arrivati che furono a Zara, nessun guerriero si stupì più di tanto, e così nel giro di poco tempo Zara fu conquistata, nonostante il rischio della scomunica del Papa per aver attaccato un porto cristiano.
Nel frattempo il legittimo sovrano di Costantinopoli, Isacco II, fu spodestato da suo fratello, e il figlio del re legittimo, chiamò in suo aiuto proprio la flotta del Conte di Champagne che bighellonava dalle parti della Dalmazia, promettendo grosse ricompense agli eventuali salvatori.
Questi non si fecero pregare e così nel 1203 la furia devastatrice dei crociati riporto sul trono il figlio di Isacco II, il quale non potendo mantenere la promessa fatta, fu assediato dai suoi salvatori, che si erano accampati fuori le mura in attesa della ricompensa.
Una sommossa popolare spodestò il legittimo re dal trono per porvi di nuovo l’usurpatore, poiché la gente di Costantinopoli si era sentita umiliata dalla sconfitta subita.
Era il 12 aprile del 1204, alla vigilia della “Pasqua dei Fiori”, quando un orda di Guerrieri del Tempio dilagò come un onda mortale all’interno della città, avvolgendo Costantinopoli in un abbraccio letale. Mai si era vista tanta ferocia, crudeltà, cupidigia e violenza nell’espugnare una roccaforte avversaria.
L’occidente non diede molto peso alla cosa, anzi il doge Dandolo fu acclamato in patria come un eroe, poiché ideatore di questa vittoria. Tra i tanti bottini di guerra vennero razziati anche una imponente quadriglia di cavalli in bronzo dorato, che ornava la torre dell’ippodromo di Costantinopoli che vennero posti dai veneziani sopra l’arco principale della Basilica di San Marco. Questi cavalli furono di nuovo presi ai veneziani da Napoleone che li trasportò in Francia nel 1797, poi restituiti alla Serenissima nel 1815, vennero di nuovo tolti dalla Basilica durante le due guerre mondiali per ragioni di sicurezza, poi posti di nuovo sopra l’arco, ma in copia poiché gli originali sono custoditi nei musei veneziani.
Sono fiorite numerose leggende intorno a questo favoloso bottino di guerra, si dice che durante le notti cupe, quando il cielo è plumbeo e la Laguna e battuta dai venti forti, questi magnifici esemplari scendano dalla loro nicchia e iniziano a scalpitare, nitrire e correre per la Piazza in cerca dei loro occhi, favolosi rubini che sono scomparsi durante la trasferta francese, oppure in cerca di vendetta contro coloro che li stapparono con la forza al suolo patrio, bagnato di sangue innocente.