Esclusiva di Terra Incognita: la video-intervista ad Adriano Forgione sulla scoperta dell’Arca di Noè

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Il noto direttore della rivista Fenix ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva nella quale ci parla della notizia che ha scosso il mondo dell’archeologia: la presunta scoperta dell’Arca di Noè. Non perdetevela e non lasciatevi scappare il numero di giugno di Fenix nel quale troverete tutti gli ultimi sviluppi della vicenda, oltre a foto inedite e dichiarazioni esclusive

Lo scorso aprile due professori universitari turchi hanno rilasciato una notizia che ha scosso l’intero mondo dell’archeologia. Dopo anni di intense ricerche, iniziate in gran segreto nel 2006, una missione turco-cinese ha ritrovato sotto le nevi perenni del monte Ararat, una imponente costruzione in legno. Gli studiosi non hanno mostrato alcuna esitazione nel dichiarare al mondo di aver rinvenuto la leggendaria Arca di Noè. In molti hanno messo in dubbio la veridicità della scoperta, ma non più di un paio di settimane fa lo stesso Ministero dei Beni Culturali turco è sceso in campo per difendere la scoperta. In attesa di ulteriori sviluppi ripercorriamo la storia delle missioni di ricerca della mitica arca.

La nave incagliata sui monti

“Anomalia dell’Ararat”. Così sarebbe stata chiamata dalla CIA la formazione non identificata fotografata nei pressi del monte Ararat dai satelliti spia che lo sorvolavano nel secolo passato. Ararat, o anche Ağrı Dağı in turco, è la più alta cima della Turchia con un’elevazione di circa 5.165 m. s.l.m. e si trova al confine tra la regione orientale dell’Agri e dell’Agdir, che fu sotto il controllo armeno per molto tempo. Ararat, infatti, in armeno significa semplicemente “Creato da Dio”.
Ed è proprio per quella formazione anomala, e per altre rinvenute nelle vicinanze, che questa montagna è divenuta celebre. Sarebbe secondo il mito il luogo ove riposano i resti dell’Arca di Noé o della sua flotta.
A dispetto di tutti coloro che pensano che si tratti di una chimera cercata e mai trovata da fanatici religiosi, oggi la sua presenza inizia a farsi concreta e scientificamente dimostrabile. Dal semplice accenno di Marco Polo, contenuto nel milione, alle spedizioni degli anni ’60 di Ferdinand Navarra e Fasold e Wyatt sono passati secoli; ma il richiamo della nave biblica è rimasto intatto. Le comparazioni mitografiche effettuate dagli antropologi culturali hanno dimostrato che il mito del Diluvio esiste pressoché identico in quasi tutte le culture del mondo e anche l’Arca, o le Arche, sono generalmente menzionate. Gli studi geologici e paleoclimatologici, assieme alle nuove scoperte archeologiche subacquee e non, stanno confermando l’ipotesi non di uno ma di numerosi diluvi avvenuti nel passato. Di cambiamenti climatici e geologici catastrofici che potrebbero aver inciso pesantemente sulla popolazione umana e sui suoi insediamenti. In anni recenti il ricercatore Angelo Palego è riuscito a filmare e recuperare alcuni reperti lignei che sembrerebbero appartenere all’Arca. Esistono, è vero, numerose false informazioni legate al presunto ritrovamento del natante appartenuto forse a chi scampò al Diluvio, ma le immagini divulgate nei mesi scorsi dal centro di ricerca NAMI diretto dal Prof Ahmet Ozbek, geologo della  Kahramanmras Sutcu Iman University e dal prof Oktai Belli, archeologo della Istanbul University, potrebbero dare una svolta definitiva per la soluzione del mistero. Guardate queste immagini e tenete presente che già nel 1675 veniva pubblicato un libro dal titolo Arca Noé. L’autore era il geniale gesuita Athanasius Kircher che alla sua disamina sull’arca allegava uno studio comparato tra le mitologie allora note ed il racconto di Platone su Atlantide ed una strana mappa che riproduce le terre emerse prima del Diluvio… che anche lui avesse ragione?