di Alessandro Moriccioni
Esistono molteplici realtà archeologiche nella nostra amata penisola, ma troppo spesso esse sono isole a sé stanti, soluzioni geniali ma estremamente frammentarie che non possono essere comprese in un disegno “archeologico-museale” di più ampio respiro.
Recentemente le speranze espresse in più occasioni dal Prof. Andrea Carandini, eminente profeta dell’archeologia romana, sono sembrate avverarsi nel miracolo di Palazzo Valentini a Roma, dove le domus ivi rinvenute sono state esposte in un museo coperto, inserito nel palazzo rinascimentale, e visibili attraverso lastricature vetrate a diversi metri di altezza rispetto al livello originale del terreno di epoca romana. In questo splendido saggio di scavo, corredato di ricostruzioni tridimensionali proiettate direttamente sui rinvenimenti architettonici e su appositi schermi, è raccontata la sua storia attraverso filmati e voice over preparati dalla Redazione di Superquark e da Piero Angela. Con notevole dispendio di mezzi e personale qualificato si è operato il recupero di questo angolo segreto di antichità urbanistica. Ma almeno è stato fatto un passo avanti atto a raggiungere realtà più ampie in ambito archeologico già presenti in altri paesi della Comunità Europea. Per avere una minima idea dello scavo visitate il sito e visionate il filmato realizzato in situ.
Ad ogni modo l’archeologia fa dei veri balzi verso la modernizzazione più nei piccoli centri, meno inflazionati, che nelle grandi metropoli dove la stratificazione degli interessi economici è più pressante. Spostandosi idealmente nella città medievale di Narni è possibile scrutare sotto il suolo, negli scavi dell’archeologo Roberto Nini e della sua equipe. Da circa trent’anni questi ricercatori hanno affiancato ai pennelli ed agli strumenti da scavo, le visite guidate al sito “aperto”, dove con grande maestria permettono al pubblico di penetrare nell’angusta atmosfera inquisitoria che i birri del papa crearono in tempi assai recenti. Con l’ausilio di ricostruzioni, materiale fotografico e volontari seri, preparati e motivati portano avanti un progetto di scavo progressivo e progredito che permette l’esistenza, ancora oggi, di una chiesa sotterranea e di una cella la cui conservazione è merito di una notevole e costante battaglia contro degrado, profittatori e detrattori digiuni di conoscenze storiche adeguate. Il dottor Nini e la sua squadra di archeologi hanno creato un museo vivo, esempio di moderna interazione tra visitatore e scavo archeologico anche multimediale, come nel caso di Palazzo Valentini a Roma, dove viene finalmente abolito il fastidiosissimo tramite del cartello informativo.
La speranza è che piccole realtà come gli scavi di Narni possano essere la scintilla in grado di appiccare l’incendio in un’archeologia italiana stantia ed in avanzato stato di decomposizione. Un terreno su cui applicare un’archeologia nuova e sperimentale sarebbe certamente la chiesa templare di S. Giulio a Civitavecchia, recentemente individuata dal ricercatore Enzo Valentini del L.A.R.T.I. e inequivocabilmente documentata, prima che sparisca per sempre. Una speranza che troverebbe nella sua realizzazione, una generazione di archeologi mentalmente aperta a nuove soluzioni di scavo aperto al pubblico e di maggior successo di fronte ad una tecnica fossilizzata sulla decontestualizzazione storica e ambientale.