di Alessandro Moriccioni
Roma, 21 novembre 2005
E’ il 21 Novembre 2005; il grande giorno.
Oggi il nuovo libro di Ruggero Marino Cristoforo Colombo L’ultimo dei Templari, edito da Sperling & Kupfer in collaborazione con RAI Eri, viene presentato ufficialmente alla sede RAI di Viale Mazzini a Roma. Io ed il mio collega, Andrea Somma, siamo ottimi amici di Marino. Lo seguiamo da quando, con il nostro articolo Viaggio in Asia: La Scoperta dell’America, attirammo la sua attenzione riuscendo a realizzare anche due splendide interviste.
Ovviamente abbiamo già letto il libro, avendo avuto l’onore di poterlo gustare in anteprima, quendo era ancora solo un manoscritto. Ed abbiamo accettato l’invito con grande eccitamento.
E’ mattina, il pallido sole autunnale illumina una qualunque giornata romana. La leggera foschia tinge di azzurro le cupole delle numerose chiese che si affacciano sul Tevere e le auto affollano le strade esattamente come il giorno di qualsiasi anno. Tuttavia nessuno di noi due dubita che questo sia un giorno speciale.
Arriviamo con un po’ di anticipo. Fuori dagli studi Rai, proprio sotto il cavallo bronzeo con lo sguardo perso nel vuoto, facciamo il primo incontro; il giornalista Michele Santoro impegnato in una conversazione al cellulare. Senza esistazione passiamo oltre.
All’entrata mostriamo invito e documenti all’uscere e ci imbattiamo in Francesco Perfetti, uno dei relatori. Ci intratteniamo brevemente informandolo di essere amici del dottor Marino ed inviati della rivista Mystero.
Il tempo passa velocemente e, quasi senza accorgercene, siamo introdotti, assieme ad altro pubblico accorso per la presentazione, nella grande Sala Degli Arazzi dove si tengono le conferenze della RAI che spesso si vedono nei telegiornali.
A questo punto il pubblico inizia ad affluire copiosamente. Per non dare disturbo ci accomodiamo in terza fila, dopo aver salutato Ruggero Marino giunto poco prima nella sala. Lo osserviamo per un po’; è visibilmente teso, ma ci saluta cordialmente con un largo sorriso: “Sono felice che ci siate anche voi” sentenzia.
Nel frattempo anche l’Onorevole Gianni Letta fa il suo ingresso nella stanza e si avvicina a Marino per stringergli la mano. Sarà lui, suo ex direttore al quotidiano Il Tempo, a dare il via alle danze dopo una breve presentazione di Mauro Mazza. Attorno ai due si forma d’improvviso una folla di curiosi e notiamo che, sovrastando tutti in altezza, fa la sua comparsa anche il il conduttore Roberto Giacobbo. Avendo saputo dell’evento in questione, è appositamente sceso dallo studio di Voyager – Ai Confini della Conoscenza, per fare un saluto a Ruggero Marino che tante volte ha ospitato nelle sue trasmissioni. Ma non si trattiene, sparisce misteriosamente così come è apparso.
Ora i relatori ci sono tutti. Ci sediamo ed il silenzio si fa generale mentre il brusio del pubblico va via via attenuandosi.
Mauro Mazza, direttore del TG2 modera l’evento. Definisce il testo di Marino il Codice Da Vinci della scoperta americana. L’analisi di Mazza, anche se non particolarmente tecnica e profonda ha una ragion d’essere. Il libro di Marino, infatti, si potrebbe tranquillamente trasformare in una spy story ambientata nel Rinascimento con elementi tanto straordinari quanto reali.
Ma è il discorso di Letta a catturare completamente l’attenzione della platea. “Non mi era mai capitato” afferma “che un libro mi coinvolgesse tanto da riuscire a trovare il tempo di leggerlo dall’inizio alla fine, nonostante io non abbia mai tempo”.
“Per quindici anni” continua Letta “Marino ha compiuto una ricerca tenace, senza scoraggiarsi innanzi alle difficoltà ed al boicottaggio di un certo mondo accademico ufficiale ed e’ arrivato a conclusioni rivoluzionarie e sconvolgenti. Credo che la serietà della ricerca si evinca dalle note al libro”.
Letta si ferma e riprende fiato, quasi pensieroso come se non sapesse esattamente esprimere il suo pensiero. Guarda il pubblico e sorride: “Ciò che Ruggero Marino ha narrato nel suo volume è una storia tutta italiana, fatta di personaggi legati a Genova e a Roma. Ci fa capire come non sia vero che il 1492 sia l’anno della scoperta dell’America. Marino è lo storico revisionista più importante di questi anni e lo dico con timore, perchè questa parola ha assunto un significato ambiguo. Vorrei recuperarla nel suo valore positivo e in senso storico dovrebbe significare quelle teorie che riescono a smantellare definizioni di comodo o consolidate. E’ un’opera coraggiosa che ha introdotto un dubbio su una pagina che da 500 anni eravamo abituati a leggere in un certo modo, mentre ora pone interrogativi che obbligano gli storici a riconsiderare la questione” (1).
Uno scroscio di applausi sottolinea il gradimento del pubblico e senza pause la ruota continua a girare. E’ la volta, infatti, di Padre Paolo Scarafoni, Rettore Magnifico dell’Università Cattolica Europea dei Legionari di Cristo che tocca un argomento scottante, quello di un Colombo esosterista. Alchimista confermerebbe Marino.
“L’esoterismo viene vissuto come apertura mentale” Afferma Scarafoni. “Colombo tenta per la prima volta la fusione delle tre grandi religioni monoteistiche per ottenere l’oro alchemico della pace spirituale”.
Questo aspetto poco conosciuto è certamente riferito al criptogramma col quale Colombo amava firmare le sue missive costituito da tre iniziali XMY apparentemente senza senso, ma al quale Marino attribuisce l’affascinante significato di Cristo, Maometto e Yhawhé. E’ certo ad ogni modo che in Colombo ci sia molto di più di quanto la storia non abbia voluto vedere.
Nel proprio intervento anche Pietro Melograni, professore di storia contemporanea, elogia Marino ed il suo Cristoforo Colombo, forse figlio, oltre che protetto, di papa Innocenzo VIII. Fa per l’appunto notare che: “l’aspetto più importante, oltre al fatto che la scoperta non sia avvenuta per caso, è che al centro dell’impresa ci sia la Chiesa di Roma che possedeva le più ampie conoscenze geografiche del tempo. Il grande navigatore fu un immenso studioso e potrebbe benissimo essere stato figlio di Innocenzo VIII”.
Francesco Perfetti, anch’egli professore universitario di storia contemporanea, è l’unica voce fuori dal coro. Ma la sua è una critica che non tocca l’aspetto storico presentato nel libro di Marino, bensì si riferisce alla metodologia stilistica utilizzata per scriverlo, secondo il professore, del tutto discutibile. Tuttavia, lo ripeto, neanche lui si esprime negativamente sul valore storico della ricostruzione della vicenda Colombiana.
Prima che anche Ruggero Marino possa finalmente esprimersi, è la volta dell’ultimo relatore presente in sala: lo scrittore e documentarista Folco Quilici che entusiaticamente così si esprime sull’opera: ”dopo la lettura di questo libro, che non racconta solo il navigatore ma anche la sua parte spirituale, la figura di Colombo viene resa ancora più grande”. Certamente una definizione che segna un trionfo per lo storico Ruggero Marino che prende a questo punto finalmente la parola ringraziando quanti, con il proprio intervento, hanno sostenuto la validità del suo scritto frutto di ben quindici anni di lavoro.
Io e Andrea Somma ci guardiamo sorridendo. Il volto del nostro amico appare ora disteso e siamo ben lieti di accogliere le sue parole a conclusione di questa fruttuosa avventura alla RAI di Viale Mazzini. ”Ho così tanto materiale” spiega Marino “che potrei scrivere una trilogia. Nel terzo capitolo potrei approfondire il Colombo acculturato, esperto di cabala, diverso da quell’individuo che oggi pensiamo fosse: una specie di vu’ cumpra’. La storia politica che stiamo vivendo è identica a quella del tempo di Colombo. Forse il suo più grande merito di cristiano, in senso lato, è di aver impedito che l’America si genuflettesse verso i minareti o sventolasse i libretti di Mao”. Uscendo dalla Sala degli Arazzi salutiamo Marino, intento a conversare amichevolmente con Folco Quilici.
Qualcuno ci supera per porgergli il libro da firmare o semplicemente stringergli la mano. “La storia ancora appassiona ed interessa” Notiamo ad alta voce. Con un sorriso del nostro amico ci ricorda che la storia non è fatta dagli storici ma da gente comune che compie azioni coraggiose.
(1) Per alcune delle frasi riferite ai vari relatori vedasi articolo ANSA Il Colto e Mistico Colombo di Ruggero Marino