L’enigma di Francesco Rosselli

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Dopo decenni di scontri sembra che la cosiddetta “cartografia impossibile” ancora spaventi gli scienziati. Il dibattito è più vivo che mai e, a quaranta anni dalla pubblicazione del testo di Charles Hapgood Le Mappe delle Civiltà Perdute, nuove scoperte sono state fatte. Una in particolare potrebbe minare nozioni acquisite da secoli…

di Alessandro Moriccioni

Il mistero dei planisferi antichi
Stesura dello schema
Stesura dello schema

Ciò che più interessa della cartografia sta nel fatto che essa ha accompagnato l’esistenza umana in ogni suo passo, durante tutta la sua evoluzione. Così è stato anche per l’arte della navigazione, presente in tutte le culture del mondo e parte integrante di un patrimonio socioculturale comune per ogni civiltà. In un mondo senza limitazioni di carattere politico esercitate su spazi che oggi definiremmo interdetti alla navigazione, l’uomo si trovava solo a fronteggiare mari che tutt’al più erano interdetti per loro natura; ma mai proibitivi. Nonostante tutte le difficoltà che gli antichi navigatori erano chiamati ad affrontare, non vi era un vero limite e quegli indomiti esploratori solcarono i mari imparando dai propri errori e conquistando interi atolli con semplici piroghe.
E’ vero che l’invenzione della nave cambiò le cose, e di molto, permettendo una navigazione più sicura e viaggi più a lunga durata. Ma è ancor più vero che fu proprio lo stesso desiderio che permise la realizzazione di imbarcazioni più agili e resistenti che portò grandi uomini e marinai nei luoghi più remoti della Terra, che poi essi fissarono sulle carte.
Oggi ci stupisce di trovare tracciati su mappe antiche paesi che noi Europei avremmo magari scoperto più tardi, ma è l’abilità, oltre ad una buona nave, che decreta il successo di una spedizione.
Colombo, esempio estremamente calzante, partì con tre navi non propriamente eccellenti. Il timone, per citare una delle tante difficoltà, non si trovava sul ponte, come ci hanno abituato i film sui pirati, ma vi era un addetto che riceveva le istruzioni e, non senza fatica, spostava la barra sottocoperta, senza poter usufruire di elementi visivi spesso determinanti. Colombo, che ne visse di tutti i colori durante il suo viaggio, arrivò a destinazione solo perché sapeva bene quel che stava facendo.
Applicazione mappa e schema lossodromico su sferaAncora oggi è complesso districarsi con una nave senza farla affondare e richiede notevole esperienza. Il diario di bordo redatto durante il viaggio in Antartide, effettuato in barca a vela, da Galileo Ferraresi nel volume Una Fragola tra i Ghiacci rende bene l’idea. Egli racconta come fosse necessario fare dei turni anche di notte per controllare la presenza dei piccoli ma pericolosissimi iceberg e fare attenzione ai fondali bassi o pieni di scogli. Oggi le carte vengono aggiornate spesso ed esistono sistemi all’avanguardia per evitare problemi di ogni sorta, ma il mare è un mostro come un tempo e basta un nulla per soccombergli. In fondo, era appena il 1912 quando un nave definita gloriosa ed inaffondabile, il Titanic, colò a picco con tutti i suoi sventurati ospiti squartata dal ghiaccio e proprio di notte.
Può stupire, allora, sapere che i Cinesi e i Vichinghi navigarono tranquillamente per gli oceani infiniti e che con abilità poterono giungere in posti lontani, ma non per questo la storia deve essere necessariamente alterata per assumere una qualche parvenza cronologica.

Una simulazione virtuale attesa da settecento anni
Sfericità di Rosselli in relazione a quella terrestre
Sfericità di Rosselli in relazione a quella terrestre

Conosciamo, come tutti, la storia dell’ammiraglio turco e della sua enigmatica carta geografica, ma sono pochi a sapere che, oltre a quella di Piri Reis, esistono mappe ancora più antiche che rappresentano lo stesso continente antartico contenuto, secondo alcuni, nella carta di Piri. Ma partiamo dall’inizio.
Mi trovavo nell’abitazione di un amico che in quel momento stava lavorando ad un film d’animazione per una casa produttrice emergente. Essendo egli un grafico piuttosto competente nel campo dell’animazione 3D, avevo pensato di chiedergli aiuto nella realizzazione di un breve documentario sulle scoperte cartografiche medievali. Infatti con il mio collega Andrea Somma stavo preparando la conferenza che si sarebbe poi svolta il 13 marzo 2005. Seguivamo ormai da tre anni la questione inerente le scoperte di Rolando Berretta, docente di cartografia all’Università della Terza Età di Quartu Sant’Elena a Cagliari. Ora, era arrivato il momento di fare pubblicamente il punto della situazione. Mentre preparavamo il filmato decidemmo di provare a stendere, per un’esigenza scenica, il cosiddetto schema lossodromico (la ragnatela presente sulle carte nautiche antiche che nessuno sapeva fino ad oggi a cosa servisse realmente) su di un planisfero realizzato attraverso un’immagine satellitare della Terra. Il risultato fu strabiliante.
Lo schema si applicava alla perfezione e sottintendeva una precisione geometrica costruttiva maggiore rispetto all’applicazione che ne fecero tutti i cartografi nel passato. Avevamo la prova che esisteva uno schema raffigurante la Terra in tutte le sue parti. Nel XII secolo Pedro Nunez aveva ipotizzato che il mysterioso schema lossodromico fosse in realtà un complesso di spirali che si avvolgevano in direzione dei poli; in poche parole egli pensava si trattasse di un metodo preciso escogitato per distendere la sfera terrestre su di un piano. Si tratta infatti di un sistema geografico-geometrico, risalente ad un periodo anteriore al 1270, lontano anni luce nella sua perfezione da qualunque applicazione fatta dai cartografi, che nel Medioevo e nel Rinascimento realizzarono quasi tutte le opere cartografiche a noi note.
 Potemmo allora ipotizzare che tale sistema era stato concepito da un ignoto che conosceva bene le misure della Terra. Ma chi?
Tra le popolazioni storiche non esiste nessun dato che indichi la provenienza di un simile strumento. In più, contro ogni evidenza, esaminata altrove, la scienza smentisce l’ipotesi che un viaggio intorno al mondo sia stato effettuato prima dei grandi viaggi di scoperta moderni. Paradossalmente la stessa comunità scientifica postula l’esistenza di un’antichissima popolazione di navigatori abilissimi.
Decidemmo in conseguenza di applicare, a seguito del suggerimento offerto da Nunez, lo schema ad una sfera virtuale ed il risultato diede ragione al nostro antico referente. La simulazione provò senza ombra di dubbio che, anche ruotando la sfera, il risultato era eccellente. Studiammo allora la situazione. Forse qualche cartografo aveva nozioni fuori dal comune. In fondo sono tantissimi i planisferi e i mappamondi che recano incise strane congetture sul nostro pianeta e Terre sconosciute al momento della compilazione.

I misteri del planisfero di Francesco Rosselli 
L'Antartide di Rosselli applicato su una sfera virtuale
L’Antartide di Rosselli applicato su una sfera virtuale

Una di queste è una rappresentazione del mondo detta Universale in proiezione ovale del 1508 circa realizzata da Francesco Rosselli (ca. 1445 – dopo 1513, ante 1527). La carta, neanche a dirlo, è praticamente un moderno planisfero dove la geografia dei continenti è stata modificata tanto da arcuarli e adattare la loro rappresentazione piana alla superficie sferica della terra. E’ vero, si tratta di un concentrato di novità riguardo le ultime scoperte geografiche applicate alle asserzioni matematiche di Tolomeo, tanto che i nomi dei luoghi sono ancora quelli tolemaici, ma la precisione con cui è concepita è a dir poco stupefacente.
Anche qui, attraverso l’ausilio di un’applicazione virtuale su una sfera realizzata al computer, la mappa in questione presentò una curvatura sferica che non era assolutamente fittizia ma che, invece, risultava incredibilmente esatta.
Infatti applicando il disegno su una sfera esso si deforma al punto tale da raggiungere una precisione simile a quella della terra vista dallo spazio. Ci sembrò, sensazione confermataci anche da Rolando Berretta che interpellammo immediatamente dopo essere rimasti allibiti, di avere a che fare con una proiezione geografica di tipo omolografico, nel Rinascimento assolutamente sconosciuta. Nonostante questa, come altre mappe, sia stata rinvenuta soltanto attorno al 1920 niente farebbe pensare, e del resto sarebbe impossibile da appurare, che si tratti di un falso. Altra particolarità del tutto stupefacente è una terra inserita all’estremo sud che ha al suo interno stampigliata a chiari caratteri latini la denominazione di Antarticus.
 Per chi volesse obiettare che la scritta presente sia da attribuire al fatto che il polo geografico fosse tradizionalmente indicato con tale nome, va detto che Rosselli ha pensato bene di mettere la propria firma al centro dell’Antartico mappale, preferendo inserire il titolo di Antarticus al centro preciso del continente e non della carta geografica come sarebbe stato logico se, e non c’è motivo di dubitarne, esso non si riferisse espressamente all’area ivi rappresentata.
Generalmente siamo sempre cauti sull’argomento “Antartide” nelle mappe geografiche antiche, poiché la tradizione vuole che la sua scoperta effettiva risalga al 1818. Ma in questo caso la nostra applicazione virtuale ci porta ad una curiosa constatazione. Se avvolgiamo la nostra sfera con la mappa di Rosselli notiamo come il continente al Polo Sud, quello che parrebbe essere l’Antartide, sia leggermente spostato oltre la demarcazione del Circolo Polare Antartico. Si tratta di un risultato molto simile alle speculazioni, fatte dagli studiosi, sulla possibile migrazione dei poli che nel passato causò e segnò la fine di intere ere glaciali.
 Si pensa infatti, per quanto concerne l’Antartide, che una sua porzione, oggi coperta da oltre tre chilometri di calotta glaciale, fosse in realtà più mite. Forse addirittura abitabile. Hapgood, tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso, aveva ipotizzato che il fenomeno dei poli migranti fosse causato da uno slittamento delle placche tettoniche sullo strato lavico sottostante, meccanica che tuttavia mettemmo in dubbio già in un articolo del 2002 con seri argomenti suggeriti da Andrea Femore, geofisico nostro amico.

Conclusioni
Speculazione raffigurante l'Antartide fuori del Circolo Polare
Speculazione raffigurante l’Antartide fuori del Circolo Polare

Come stanno allora le cose?
In realtà non esistono certezze, né la geologia porta nuove ipotesi. Di certo si sa, grazie ai paleoclimatologi, che in un periodo postglaciale, circa 10.000 anni or sono, alcune zone circumpolari sia artiche che antartiche erano in realtà luoghi miti e abitabili. Col tempo, però, il clima andò raffreddandosi causando, per fare solo un esempio, le ben note migrazioni indoeuropee. Presentammo la scoperta, inerente la carta di Rosselli, a Terni nel 2005 in occasione della suddetta conferenza. Ma non ottenemmo la risposta sperata, forse perché il contesto era in realtà relativamente ristretto.
Ci domandiamo ora in conclusione e dopo una nuova e più approfondita analisi: se l’anomalia riscontrata in Rosselli, così come in altri autori, si rivelasse davvero il frutto di un’antica reminiscenza del periodo glaciale Wurmiano, come dovrebbe comportarsi la scienza da oggi in poi?
Non sappiamo a cosa porterebbe una simile rivoluzione, forse cambierebbe radicalmente l’idea che abbiamo dei nostri antenati o forse no. Certo è che ignorare questa scoperta, che necessita delle verifiche di esperti, farebbe di certo seri danni alla conoscenza, già frammentaria, che l’uomo ha del suo antico passato.