di Adriano Morabito
Per concessione di “Roma Sotterranea”
“Si, Pronto!” . All’altro capo del telefono Marco.
“Adri, domani pomeriggio appuntamento negli uffici della redazione di Ulisse, il programma di Rai Tre, vogliono realizzare una puntata speciale sui sotterranei di Roma”.
Il giorno dopo, davanti ad una palazzina nelle vicinanze di Viale Mazzini, incontro Marco venti minuti prima dell’appuntamento per redigere, almeno mentalmente, la lista di ambienti sotterranei da proporre ad Alberto Angela ed alla redazione, sicuri del fatto che, nell’entusiasmo che sempre ci prende quando parliamo con altre persone di quest’argomento, l’elenco si dilaterà e racconteremo eventi, curiosità ed aneddoti che si sono susseguiti nei dieci anni e più d’attività con “Roma Sotterranea”, l’associazione culturale da noi fondata insieme a Michele.
“Alberto è in ritardo, bloccato nel traffico del tardo pomeriggio”, ci comunica Giulia della redazione.
Nell’attesa iniziamo a parlare di cosa abbiamo in mente noi e cosa loro, quello che è stato già girato negli anni passati, “La Cloaca Massima l’abbiamo già fatta”, e cosa si dovrebbe riuscire a girare a tutti i costi, “Il mosaico della Vendemmia a Colle Oppio sarebbe grandioso! Si riuscisse a fare la discesa su corda, come nella copertina del National Gepgraphic, con la silhouette di uno di voi!”.
“Ormai hanno montato un ponteggio, sarebbe una spettacolarizzazione inutile, sono cose alle quali non ci prestiamo, a dire la verità”.
“Siamo d’accordo con voi, se le cose stanno così non ha senso farlo”.
Dopo 45 minuti arriva Alberto, accompagnato da Michelangelo, il regista.
“Scusate ma eravamo a filmare al Palatino. Un’ora di taxi per rientrare! Ma veniamo a noi: diteci come portate avanti la vostra attività”.
Marco spiega che la nostra Associazione si muove prevalentemente a supporto degli archeologi nell’esplorazione delle cavità sotterranee di origine artificiale: “A Roma in alcuni punti la sovrapposizione di edifici e costruzioni d’ogni tipo arriva anche fino a 20 metri; è in questo “spazio” che Roma Sotterranea si muove”.
“Sempre in stretta collaborazione con gli archeologi e mai con la pretesa di sostituirci a loro” aggiungo io. “Ecco perché nel nostro logo, sotto la scritta ‘Roma Sotterranea’ è stato aggiunto ‘speleologia per l’archeologia’: siamo al loro servizio, armati di luci, caschi, corde, robot filoguidato, telecamere e tutto ciò che può servire per un’esplorazione in sicurezza di ambienti spesso rimasti nascosti per millenni”.
“Quello che dalla trasmissione dovrebbe emergere” ci viene detto, “è la molteplicità di realtà sotterranee. Cerchiamo di filmare posti completamente diversi fra loro, fino ad arrivare a mostrare come anche oggi alcuni ambienti siano ancora utilizzati”.
Bene! Stiliamo un lungo elenco degli ambienti per noi più affascinanti ed anche logisticamente accessibili per una troupe con attrezzatura al seguito. Dopo un’attenta scrematura si decide per l’Acquedotto Vergine, il mosaico della vendemmia con le undici stanze recentemente scoperte a Colle Oppio. Inoltre si effettueranno riprese nelle cave della Caffarella ed alle fungaie ancora in funzione vicino alla fonte Egeria. Un impegno di tre giorni.
Facciamo anche il punto sui vari permessi da richiedere.
“Ce ne occupiamo noi, come RAI almeno in questo siamo avvantaggiati!” ci rassicura Giulia. A noi compete quindi il ruolo di accompagnatori ufficiali nei sotterranei oltre a tutto ciò che compete la sicurezza e le attrezzature.
Di lì a qualche giorno ci ritroviamo tutti di buon mattino davanti alla piccola porta in ferro di fianco a villa Medici, a Trinità dei Monti: l’accesso all’acquedotto Vergine. Marco ed io abbiamo portato tutto materiale necessario: mute stagne per noi, stivaloni da pescatore per la troupe, caschi e guanti per tutti. La vestizione avviene all’interno di una delle piscinae limarie ormai fuori uso. Poi, dopo un ultimo controllo, eccoci pronti ad un salto nell’acqua gelida del Vergine. Un salto anche nel tempo, visto che questo acquedotto ha funzionato ininterrottamente, se escludiamo un breve periodo, dall’anno della sua costruzione: il 19 a.C. Sembra incredibile che questi muri, ripetutamente rimaneggiati, ma in alcuni punti ancora ricoperti con il cocciopesto originale, siano in condizioni perfette. Cerchiamo di trasmettere almeno una parte dell’emozione che proviamo ogni volta che ci caliamo in questi ambienti. Il clima è anche goliardico, scattiamo molte foto sia dentro che fuori, Alberto affronta il suo lavoro con professionalità ma anche con la semplicità che permette ad un gruppo di lavorare in un clima disteso e sorridente. L’affiatamento con Michelangelo è evidente: “Lavoriamo insieme da molti anni”.
Fra una ripresa e l’altra parliamo di alcuni dei luoghi più interessanti che ci è capitato di esplorare ed Alberto ci racconta con entusiasmo degli ambienti sotterranei da lui visitati durante le riprese di Quark prima, Superquark dopo, Passaggio a Nord Ovest ed infine Ulisse, facendo il giro dell’Italia prima e del mondo poi in pochi minuti, nominando luoghi conosciuti e posti sperduti.
I tempi di ripresa sono lunghi, le ore passano e siamo fuori che è già buio. Domani ci aspetta un altro giorno di riprese a Colle Oppio.
Arrivando sul cantiere a ridosso del Criptoportico delle Terme di Traiano troviamo già schierati i mezzi della RAI.
“Sono sotto da un po’, stanno sistemando le luci”, ci comunica Rita Volpe, l’archeologa della Sovrintendenza, con la quale condividemmo a suo tempo la “scoperta” del mosaico della vendemmia. Scendiamo anche noi prima che inizino le riprese. I colori e i dettagli del mosaico vengono esaltati alla luce delle potenti lampade installate; inoltre il ponteggio alto 12 metri permette una visione molto più facile che stando attaccati ad una corda! “Rivederlo ti fa venire gli stessi brividi del giorno in cui venne alla luce” dico rivolto a Marco con il quale, ormai un anno fa, abbiamo condiviso quel giorno.
Il nostro compito è di mettere in sicurezza la discesa lungo il pozzo che dà accesso agli 11 ambienti di recente scoperta che saranno oggi ripresi per la prima volta. Allestiamo un treppiedi a norma con imbracature apposite. C’è una scala a pioli per l’accesso, ma quando si parla di sicurezza le precauzioni non sono mai troppe. Utilizziamo invece delle corde per calare telecamere, luci e microfoni. Gli ambienti sotterranei si tramutano in un set. “Nascondiamo quel filo con un po’ di terra…”.
”No, la luce messa così fa ombra…”.
“Silenzio, si gira!”.
La curiosità di Alberto spinge tutta la troupe a passare attraverso una stretta apertura, e poi in fondo ad un’ampia galleria interrata per riuscire a filmare degli stucchi colorati. La giornata scorre veloce, il tempo di riportare in superficie tutto il materiale e ci ritroviamo a pianificare l’uscita successiva alle Cave della Caffarella.
La giornata è fredda ma soleggiata.
“Farà freddo dentro?” ci chiedono i ragazzi della troupe. Spieghiamo che la temperatura all’interno delle cave è costante durante tutto l’anno, intorno ai 15 gradi, ed è proprio per questo che sono state successivamente utilizzate per la coltivazione dei funghi. “E’ come una serra a temperatura controllata!”.
“Esattamente”.
I mezzi della RAI hanno avuto fortunatamente il permesso da parte del Parco dell’Appia Antica di poter arrivare fino all’entrata delle cave. Le Cave di pozzolana nella zona della Valle della Caffarella si estendono per chilometri, in un reticolo di gallerie nelle quali può essere facile perdersi. Il nostro compito è di delimitare zone a rischio, in quanto esistono più livelli sovrapposti di gallerie alcune volte comunicanti a seguito di crolli. Aggirarsi all’interno senza conoscere i luoghi può essere pericoloso. Le riprese occupano tutta la mattinata ed una parte del pomeriggio; alle 16 siamo in netto ritardo sulla tabella di marcia.
“Dovevamo già essere alle fungaie!”.
Per fortuna ci stanno aspettando.
Lo spettacolo del tutto insolito che si presenta davanti a noi mi lascia stupito: avevamo visto tante fungaie non più in funzione, con i sacchi di micelio posti in file ordinate lungo le gallerie, ma una fungaia in piena attività è tutta un’altra cosa! Camioncini che vanno e vengono, e gallerie tappezzate di funghi bianchissimi! Ci sono persone addette alla raccolta, altre all’irrigazione, altre ancora alla preparazione dei sacchi di fertilizzante e micelio. Un’attività portata avanti ancora in modo artigianale.
“Siamo gli ultimi a coltivare all’interno delle cave, ormai si costruiscono maxi serre che sono sicuramente più facili da gestire. Ma i nostri funghi sono migliori, hanno un altro sapore!”
Le riprese sono veloci: è molto tardi e la giornata della troupe finirà solo al rientro a Saxa Rubra. All’uscita ci salutiamo, si carica tutto velocemente sulle macchine; arrivano i proprietari con tre casse di champignon.
“Queste sono per voi!”.
“Grazie!”. Poi rivolto a Marco: ”Dopo una giornata piena come questa ho un’idea: stasera a cena da me: insalata di funghi!”.