di Alessandro Moriccioni
Con l’uscita del libro, edito da Profondo Rosso, Le Piramidi hanno 10.000 anni, di S. Mehler, abbiamo avuto l’occasione, scrivendone la prefazione, di sottolineare quale sia l’aria di chiuso che si respira entro le mura di certi ambienti accademici.
Girovagando per le sale di quel museo splendido quale è il Museo Preistorico Etnografico Luigi Pigorini, forse il più bel museo della capitale, mi sono accorto di quanto la gente abbia smesso di porsi domande e beva tutto quanto viene scritto sulle schede delle vetrine d’esposizione, elargendo il sapere a bambini troppo piccoli per passare la Domenica al museo. Ho visto, è vero, i piccoli entusiasmarsi di fronte alle splendide saliere africane confluite dalla collezione Kircheriana, così come li ho visti gioire davanti alle spade ed ai cimeli riportati in patria dalle spedizioni della Società Geografica Italiana. Ma li ho visti anche gridare dal loro passeggino: “Voglio andare a casa!” a genitori assenti con lo sguardo vacuo come le statuette votive dell’Oceania o quelle in terracotta degli Aztechi. Da qualcuno ho sentito addirittura affermare che: “Cristoforo Colombo scoprì l’America salpando da Genova!” Se questo è il livello di cultura storica in Italia, capisco some la scienza riesca a raccontare tante balle senza uno straccio di prova, a cominciare dalle tesi di Darwin. Comincio a credere che quando la bigliettaia mi disse, riferendosi al Museo Pigorini: “Questo è essenzialmente un museo per bambini…” non si riferisse ai piccoli allievi delle gite scolastiche che frequentano il luogo. Ma avesse pienamente ragione riferendosi ai piccoli adulti che in fila dietro la guida si scambiano pareri su cose mai sentite e che dimenticheranno alla prossima fermata del loro pullman.
Stessa cosa al Museo Nazionale di Roma dove è attualmente in mostra l’unica mummia di epoca romana mai ritrovata, rinvenuta a Grottarossa.
Devo dire che mi sconforta molto sentire strafalcioni storici nelle nostre trasmissioni televisive nazionali di punta, ma addirittura vedere gente che sale in cattedra dopo aver esclusivamente letto Il Codice da Vinci, è davvero troppo. I musei traboccano di ignoranza non solo tra il pubblico ma persino tra il personale addetto ai lavori. Vi sono reperti osannati di scarso interesse e reperti interessantissimi sbeccati, rovinati dalla gente o addirittura caduti dal proprio supporto. Ci sono oggetti che rischiano di sparire entro questo secolo. Che ce ne facciamo noi dei metal detector all’entrata quando, poi, non c’è la sorveglianza e le telecamere sono girate dalla parte opposta al pericolo? A che serve vietare alla gente di fare foto, come se rubassero l’anima ai pezzi esposti, quando poi le persone si siedono sui sarcofagi?
Anche qui, al Museo Nazionale Romano, è confluita parte della collezione di Padre Kircher, originariamente nella Stanza delle Meraviglie a Piazza del Collegio Romano. Cosa ne penserebbe lui che non aveva nel suo museo allarmi fantascientifici e inutili? Sono serviti a qualcosa questi mezzi contro i vandali che, ad esempio, sfregiano le tele e le statue esposte nei vari musei del mondo?
Per cui, concludendo, penso che non si possa ovviamente incapsulare ogni singolo oggetto in una teca di vetro antiproiettile; ma credo sia fondamentale rivedere un sistema di diffusione della cultura antica fallace sotto ogni aspetto. Anziché pensare di ridurre il tutto al semplice aumento del costo del biglietto, cosa irrispettosa per chi almeno in quella città ci vive, per giustificare metodi di controllo antiterrorismo, si dovrebbe educare meglio la gente. Anche un singolo sfregio su una colonna romana è, dopotutto, un atto di terrorismo urbano e di ignoranza colossale.