Alla base di ogni esplorazione e scoperta c’è la ricerca di informazioni sui libri storiografici e inerenti all’indagine intrapresa.
Di Team UNEX (www.facebook.com/UNEXproject)
Non sempre la raccolta dei dati risulta semplice, infatti alcuni testi possono non essere consultabili dal pubblico o richiedono permessi particolari, oppure ancora, giunti ad avere avuto il libro voluto si scopre non esserci informazioni utili. La ricerca per quanto lunga e difficoltosa è necessaria qualunque sia oggetto di studio e il periodo storico in cui si inserisce; però, in alcuni casi, soprattutto per quanto riguarda la storia recente, entra in campo un supporto ai testi scritti che è il racconto orale dei fatti, in alcuni casi vissuti in prima persona dal narratore, anche se a volte non corrispondono sempre a verità. Per gli studi condotti sul territorio di Lonate Pozzolo (Varese) e in particolare sul Campo della Promessa abbiamo potuto avvalerci della testimonianza del sig. Giuseppe Marziali che ci ha raccontato i ricordi più vividi vissuti da lui dall’arrivo dei tedeschi: “Avevo dieci anni quando i tedeschi l’8 Settembre 1943 arrivarono a Lonate e si stabilirono al Campo d’aviazione insieme ai pochi militari dell’Aeronautica Italiani rimasti di presidio; occuparono casa mia e della mia famiglia, oltre a quelle di molti altri, per nascondere le munizioni e gestire una delle batterie di contraerea. Sopra il paese oltre agli aerei italiani come l’S.M.79, detto lo Sparviero, iniziarono a volare i caccia Messersmith e l’aerosilurante Donnell entrambi tedeschi. Gli aerei fermi a terra si trovavano o al Campo o nascosti nei paraschegge, che erano dei grossi cumuli di terra a forma di C, a volte coperti di cemento, utilizzati per proteggere i velivoli dagli attacchi aerei nemici, nei quali venivano trainati da dei mezzi simili a trattori grazie a un gancio attaccato alla ruota posteriore del velivolo. A loro protezione c’era una ronda formata da un militare tedesco e uno italiano oltre a una contraerea con numerose postazione per mitragliatrice sparse per il paese. Mi ricordo che il 26 dicembre 1944 era una bella giornata ed ad un certo punto si sono sentiti dei forti scoppi, gli Alleati avevano bombardato gli aerei nascosti nei paraschegge, il fumo che si levava dai luoghi colpiti oscurava il sole. I lonatesi corsero sui luoghi dei bombardamenti e recuperarono tutto il materiale metallico rivendibile degli aerei distrutti”. Incuriositi dalla storia ci siamo recati su uno dei luoghi dove è avvenuto l’attacco aereo degli Alleati e, “armati” di metal detector e utensili di scavo, abbiamo scandagliato a fondo il paraschegge trovando alcune parti di aereo riconducibili al motore. Dopo il ritrovamento ci siamo documentati sui diversi modelli di aereo impegnati dagli italo-tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e, sempre grazie alla memoria del signor Marziali, siamo giunti a scoprire che si trattava di un S.M.79, aereo trimotore prodotto in Italia dalla Savoia-Marchetti, modello che durante la guerra ha portato a termine vittoriosamente alcune missioni, sempre che di vittoria si possa parlare quando si tratta di una guerra. I paraschegge, come quello dove si trovava l’aereo rinvenuto, e gran parte delle strutture realizzate dal ’43 in avanti era affidata al Todt, azienda privata tedesca incaricata dai militari di effettuare le costruzioni necessarie per un miglior controllo del territorio, che assumeva lavoratori locali per il compimento di tali opere. I pezzi raccolti sono stati donati dal nostro Team ai curatori della Via Gaggio, strada ciclo-pedonabile all’interno del Parco del Ticino, dove sono esposti reperti storici e di vita contadina rinvenuti sul territorio; a prendersi cura di questo “museo a cielo aperto” sono i cittadini e coloro che hanno a cuore la storia di Lonate. In passato l’area fu utilizzata come campo di bombardamento per le esercitazioni dei soldati italo-tedeschi, oggi invece è un luogo dove le famiglie possono passare un pomeriggio in serenità abbracciati dalla natura. Nel prossimo futuro sarà impegno del gruppo UNEX Project l’individuazione e il lavoro di recupero di un altro degli aerei bombardati dalle forze americane oltre alla valorizzazione e alla riscoperta della rosa dei venti, una piazzola circolare in cemento dal diametro di 22 metri, dove erano riportati i punti cardinali e che serviva per la taratura della bussola di bordo degli aerei, e dei bunker esterni al Campo della Promessa utilizzati come ripari dai militari stanziati a Lonate. Il nostro lavoro non ha la pretesa di essere una ricostruzione dettagliata delle strutture appartenenti al periodo della Seconda Guerra Mondiale, ma vuole essere un invito a conoscere, visitare e prendersi cura degli edifici ancora visibili nell’area esterna al Campo, in quanto quest’ultimo è cintato per tutto il suo perimetro e quindi non visitabile. Purtroppo il destino di quel poco che è ancora visibile, infatti parte del costruito come le villette degli ufficiali, alcuni bunker e paraschegge sono già stati distrutti nel ventennio passato dalla costruzione della superstrada e dalla due cave li vicine, non avrà vita lunga, il probabile e da lungo richiesto ampliamento dell’aeroporto di Malpensa (se attuato) spazzerà via le strutture del Campo e la Via Gaggio e con lei tutti i reperti storici di Lonate esposti. Possiamo solo sperare che un interessamento da parte dei cittadini e di associazioni culturali del territorio varesino possano far comprendere alle istituzioni il reale valore di questi luoghi, portare i ragazzi delle scuole a visitare queste strutture potrebbe essere un ottimo metodo per insegnare la storia delle Grandi Guerre e mostrare che anche sul loro territorio sono avvenuti questi fatti. Qualunque sarà il futuro per il Campo della Promessa noi cerchiamo di scoprirlo e trovare le tante particolarità che lo caratterizzano, questo è il nostro approccio, qualsiasi sia l’indagine che ci apprestiamo ad iniziare.