Lo scorso 9 marzo la sede del quotidiano “Il Tempo” ha ospitato il convegno di presentazione dell’ultima fatica di Ruggero Marino, “L’uomo che superò i confini del mondo”. Sono intervenuti importanti personaggi del mondo della politica, del giornalismo e della televisione.
di Redazione
Nel salone de “Il Tempo” gremito è stata presentata l’ultima fatica di Ruggero Marino, “L’uomo che superò i confini del mondo” (Sperling & Kupfer), quarto e per ora ultimo capitolo della sua ultraventennale ricerca su Cristoforo Colombo, papa Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo, e l'”operazione America”.
Per ribaltare, come un vecchio guanto, quanto da 500 anni ci racconta una “vulgata” che Marino definisce una “barzelletta d’annata”. Il primo a prendere la parola è stato l’attuale Direttore de “Il Tempo”, Mario Sechi, che ha fatto gli onori di casa, ricordando come le vicende colombiane abbiano a che fare con una geopolitica, che ha mutato le sorti del mondo. E’ intervenuto poi il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, che come “storico” Direttore di un giornale che con lui ha raggiunto le massime fortune, ha fatto un dettagliatissimo esame del lavoro di Marino, ricordandone i trascorsi da giornalista e “punta di diamante” in quella che fu una redazione “ineguagliabile”. Mettendo in luce le sorprendenti qualità di storico di Marino le cui tesi vanno ormai considerate a prova di confutazioni dettate spesso solo da posizioni preconcette e gelosie. In una critica alla “casta” che presiede al potere accademico.
E’ stata poi la volta del professor Giuseppe Benelli consulente del Ministro Bondi ai beni culturali. La sua è stata un’ampia disamina di un tempo per i più misconosciuto, riconoscendo all’autore la capacità di averlo restituito ai lettori con intuizioni folgoranti e con estremo rigore. Una nota, in parte critica, è venuta dal Professor Franco Salvatori che ha difeso la tesi che Colombo non sapesse dove fosse giunto, convinto di avere raggiunto l’Asia. Pur rinoscendo a Marino l’importante innovazione di aver coinvolto la Chiesa di Roma ed il papa nell’operazione America.
E’ intervenuto poi Roberto Giacobbo, il noto conduttore di “Voyager”, che si è detto in particolare sintonia con Marino dando anche una notizia inedita e importante. Il passaggio di una mappa dalla famiglia Sinclair (fra i possibili prescopritori dell’America) alla famiglia Perestrello della prima moglie di Colombo. Ha concluso infine padre Paolo Scarafoni, Rettore dell’Università cattolica europea, che ha condiviso pienamente l’interpretazione mistica del personaggio Colombo, presentato da Marino in odore di santità, sulla scorta di documentazioni vergate da Pio IX e Leone XIII. Insistendo in particolare sulla scelta di alcuni termini che parlano di un navigatore che “svelò” o “rivelò” l’altro mondo. Leone XIII non usa di proposito la parola scoprire: laddove svelare o rivelare singnificano esattamente togliere il velo da qualcosa di preesistente, su cui per misteriosi motivi era stato steso un velo.
Luigi Saitta moderatore della presentazione, rilevando come il libro di Marino si avvalga di circa 70 pagine di note, “un libro nel libro”, ha poi passato la parola all’autore. Il quale, ha spiegato perché Colombo sapeva esattamente di dover incontrare il nuovo Mondo. Ribadendo poi la sua laicità ha aggiunto che il suo studio lo porta ad affermare senza mezze misure che se 500 anni fa l’Islam fu fermato alle porte dell’invasione dell’Occidente questo lo si deve alla Chiesa di Roma e all’oro delle Indie e che se tutte le strade portano Roma non si può fare a meno, anche in questo caso, di concludere che a “scoprire” l’America fu Roma. Il che ha inpedito che San Pietro si trasformasse in santa Sofia. E i campanili in minareti. Nel vecchio cone nel nuovo Mondo.