Il vero volto di Atlantide: intervista a Marco Bulloni

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Intervista al ricercatore italiano Marco Bulloni, autore del libro “Ho scoperto la vera Atlantide” nel quale presenta le prove che rintraccerebbero l’Atlantide nel Mar Bianco.

di Michele Rossi

 

M.R.: Prima di addentrarci nel suo studio ci può spiegare come si è avvicinato al mistero di Atlantide?
M.B.: Sin da quando ero piccolo ho avuto la passione per l’archeologia. Ho passato i miei primi sedici anni di vita all’estero, al seguito di mio padre che lavorava per una società di grandi costruzioni. Durante gli scavi per la realizzazione di dighe e canali in paesi lontanissimi dall’Italia, capitava spesso di trovare tombe, resti di città, fortificazioni, statue, risalenti a millenni fa. Ho sempre pensato quindi che da qualche parte, nel mondo, bastasse cercare con meticolosità nei punti giusti per scoprire le vestigia di importanti civiltà non del tutto conosciute alla scienza ufficiale. Da più di 30 anni mi dedico quindi ad approfondimenti di miti ed archeologia, sempre più negli ultimi anni sfruttando le enormi potenzialità di Internet. In una di queste esplorazioni planetarie, mi sono imbattuto nei misteriosi labirinti presenti sulle rive del Mar Bianco: l’associazione con il racconto di Platone di Atlantide è stata immediata. Da quel momento, e per successivi 3 anni, ho studiato ogni minimo dettaglio del racconto del filosofo, alla ricerca di tutti i possibili riscontri tra le sue parole e quanto visibile da chiunque. Il frutto di questo lavoro di analisi è stato pubblicato nel mio primo libro: “Ho scoperto la vera Atlantide”.

M.R.: Pensa davvero che la storia raccontata da Platone sia da considerarsi “reale”?
M.B.: Si, il mio studio dimostra inequivocabilmente che il racconto di Platone non era per nulla inventato, ma reale. Si riferisce a un periodo storico ben preciso, dove anche i riscontri storici conosciuti sono coerenti con il suo racconto: non solo la storia raccontata da Platone è reale, ma Atlantide è tuttora visitabile da chiunque. Quest’estate ho organizzato il primo viaggio sulle tracce del racconto del filosofo, mi ha seguito il primissimo lettore convinto dalle parole del mio libro. Ebbene, anche lui è tornato ancora più convinto di quando è partito, entusiasta e certo che quanto da me descritto corrisponde al vero.

M.R.:Lei ha identificato Atlantide nell’estremo nord, il Mar Bianco, ci può raccontare dove ha identificato l’isola di Platone con precisione?
M.B.: Nell’estremo Nord Europa, vi è un mare interno pressoché sconosciuto ai più. Sarà perché noi italiani a scuola studiamo dettagliatamente l’Europa e ci fermiamo ai confini della Finlandia, senza approfondire più di tanto la geografia dell’immenso territorio russo. In realtà a est della Finlandia, e a metà strada tra San Pietroburgo e Murmansk si trova il Mar Bianco. E’ un mare interno molto vasto, che comunica tramite un lungo canale con il Mare Artico a nord. Proprio al centro di questo mare si trova un’isola dalla forma rotondeggiante, la Grande Solovetsky, la vera Atlantide descritta da Platone.

M.R.: Lei ha collocato Atlantide, come dicevamo, nel Mar Bianco, luogo dove oggi il clima non consente urbanizzazioni di buon livello, come è possibile che un tempo questi luoghi ospitassero una civiltà evoluta come quella atlantidea?
M.B.: E’ un dato scientifico assodato il fatto che il nostro pianeta, e quindi anche il territorio a Nord dell’Europa, subì un riscaldamento che portò a un picco massimo delle temperature intorno al 4.000 a.C., durante il periodo chiamato Olocene Massimo. In quel periodo vi furono cambiamenti climatici importanti, e molti popoli si spostarono da sud verso i nuovi territori che via via divenivano abitabili a Nord. Anche questo fatto è confermato dalla scienza ufficiale, che registra l’arrivo della “Cultura del Mar Bianco” dalla prima metà del III° millennio a.C. in poi.
Oltre a queste condizioni favorevoli generalizzate del Nord Europa in quel periodo, vi è un altro argomento importante da tenere in considerazione: l’isola di Atlantide da me individuata, la Grande Solovetsky, gode di un microclima particolarmente mite, anch’esso comprovato dagli scienziati russi. Sotto l’isola, infatti, la crosta terrestre è molto sottile, e questo fa sì che l’isola sia riscaldata più dei territori circostanti posti a pari latitudini. Ciò fa sì che sull’isola possano crescere piante, fiori e maturare frutti che altrimenti non potrebbero sopravvivere a queste latitudini (esattamente come dice Platone nel descrivere il giardino di Poseidone!), inoltre gli inverni sono molto più miti del resto del paese. Per fare un esempio in pieno inverno, quando tutto il Mar Bianco ghiaccia, vi è una sola zona che rimane libera dallo strato di ghiaccio: un anello di mare intorno all’isola Solovetsky, un buco nel ghiaccio di una ventina di km di diametro! Immaginatevi lo stupore dei nostri antenati, quando si accorsero dell’incredibile fenomeno: tutto ghiacciava, tranne il mare intorno ad Atlantide! Anche per questo motivo devono avere attribuito all’isola un incredibile valore simbolico, e non a caso Platone parla di “isola sacra”.

M.R.: I suoi studi si potrebbero collegare, in maniera esaustiva, con quelli già realizzati dal dott. Felice Vinci in merito Omero e le sue opere letterarie collocate dall’autore nelle regioni Scandinave, cosa ne pensa? E’ davvero possibile, come ipotizza Vinci, che i Greci siano “figli” dell’estremo nord?
M.B.: I miei studi sono coerenti con quelli dell’Ing. Vinci (anche lui appassionato di archeomitologia, e ingegnere Nucleare come me, sarà un caso?). Io sono convinto che la coalizione dei re di Atlantide abbia avuto il suo centro nevralgico nel cuore del Mar Bianco, e dopo la distruzione dell’isola molti popoli lasciarono quei territori per trasferirsi a sud, sulle coste del Mar Nero, del Mediterraneo e nel cuore dell’attuale Anatolia. Questi popoli furono chiamati dagli Egizi i popoli del Mare, contro i quali combatterono: secondo me i popoli del Mare erano i popoli del Mar Bianco. La discesa di questi popoli coincide temporalmente anche con la discesa degli Achei in Grecia, ipotizzata da Vinci.

M.R.: Nel suo libro lei analizza anche i numerosi labirinti presenti nella zona del Mar Bianco che ipotizza essere residuo della memoria storica atlantidea. In tutta la storia umana effettivamente il labirinto o anche la spirale sono tra le forme più utilizzate e che ritroviamo pressoché ovunque. E’ davvero possibile che questo tipo di figura rappresenti la memoria di Atlantide?
M.B.: Si, ne sono convinto: Atlantide era un immenso labirinto le cui spire in terra si possono ancora intravedere nel fitto delle sue foreste. Chiunque può venire e verificare di persona la mia scoperta, anche in mia compagnia: l’anno prossimo organizzerò un altro viaggio in agosto, alla riscoperta della vera Atlantide.

L’intervista completa a Marco Bulloni sarà presto disponibile nel volume “Interviste con il mistero” di Michele Rossi Flenghi e pubblicato dalle edizioni Eremon.