I Santi: San Bonifacio

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Vescovo e martire e apostolo della Germania

di Fabio Mancini

San Bonifacio

“Predichiamo i disegni di Dio, ai grandi e ai piccoli, ai ricchi e ai poveri. Annunziamoli a tutti i ceti e a tutte le età finché il Signore ci darà la forza, a tempo opportuno e inopportuno, a quel modo che San Gregorio scrisse nella sua Regola Pastorale”. Così scriveva Bonifacio a Lioba, sua parente e badessa, esprimendo il suo zelo instancabile per l’evangelizzazione dei popoli dell’attuale Germania e Olanda, ispirandosi alla Regola di San Gregorio Magno.

Ma chi era Bonifacio? Wilfrido questo era il suo nome di battesimo, nacque intorno al 673 nella regione meridionale dell’Inghilterra. Da ragazzo venne accolto ed educato nell’abbazia di Exeter e poi in quella di Nursling, secondo i principi della severa regola benedettina. Nel periodo di formazione cristiana, Wilfredo acquisì l’osservanza alla preghiera ed agli studi, la fedeltà alla chiesa di Roma e la passione missionaria per la conversione dei popoli pagani o ricaduti nel paganesimo.
Al fine di comprendere al meglio i Testi sacri, Wilfredo imparò la lingua latina, greca e quella ebraica, approfondì il messaggio e la spiritualità dei Padri della Chiesa, divenne maestro e scrisse una grammatica per i suoi alunni, si dilettò nella poesia. Tuttavia l’impegno che Wilfrido sentiva di più era quello dell’evangelizzazione, in forza della quale nel 716 chiese ed ottenne il permesso di raggiungere l’Olanda. In quel tempo il principe Radboch si era ribellato alla dominazione Franca e vedeva negativamente il cristianesimo, poiché era il credo professato dal conquistatore, inoltre aveva confinato il vescovo di Utrecht, Willibrordo presso un monastero.
Wilfredo fece visita al principe, ma subito comprese che i tempi non erano ancora maturi per l’evangelizzazione, occorrevano uomini e donne disposti al martirio, l’appoggio dei Franchi, ed infine, acquisendo il sostegno della chiesa di Roma, si sarebbe conservata l’autonomia della nuova chiesa, dal potere politico dei principi che nominava vescovi e abati secondo il loro interesse. Animato da buoni propositi Wilfredo, nel 718 si diresse a Roma, per essere ricevuto da papa Gregorio II, anch’egli interessato alla conversione dei popoli germanici.
Il papa lo trattenne con sé tutto l’inverno e nel maggio dell’anno seguente lo inviò come missionario papale con tutti i poteri di cui aveva bisogno, dandogli un nuovo nome: Bonifacio. E Bonifacio in contraccambio si impegnava a comunicare al pontefice qualsiasi evento accadesse in terra di missione. Dopo la morte di Radboch, la chiesa olandese si aprì al mondo e Bonifacio raggiunse il vescovo Willibrordo, presso il quale fece due anni di tirocinio missionario, dopo detto periodo Bonifacio partì alla volta delle terre alla destra del Reno per adempiere agli impegni presi con il papa.
In terra germanica, Bonifacio aveva appena fondato il primo monastero e riformato diverse comunità, quando il papa lo chiamò a Roma nel 722 per consacrarlo vescovo dell’intera regione oltre il Reno, affidandogli una lettera secondo la quale il papa chiedeva al re dei Franchi, Carlo Martello, ai principi e ai vescovi di dare il pieno appoggio all’opera missionaria di Bonifacio, suo legato. Carlo Martello diede tutto il suo sostegno al nuovo vescovo, convinto che gli altri popoli convertendosi al cristianesimo, sarebbero stati sotto la sua influenza.
Bonifacio fondò un monastero a Fritzlar che presto divenne il centro per i giovani in cerca di fede e cultura, ma l’abbazia che ebbe il più grande influsso fu quella di Fulda che divenne il modello per tutta la Germania. Tra il 725 al 731 si occupò del riordino della chiesa franca nella zona della Turingia. Papa Gregorio III nel 732, nominò Bonifacio arcivescovo, assegnandogli l’autorità di consacrare vescovi e di creare diocesi nella provincia di sua competenza. Il nuovo arcivescovo fondò la diocesi di Salisburgo e diede nuova vita a quelle di Passau, Frisinga, Ratisbona, Eichstatt, Wurzburg, Buraburg, Erfurt.  Ciononostante Bonifacio incontrò diverse controversie e opposizioni con il clero franco che non vedeva di buon occhio, lo straniero che promuoveva una vita austera tra i sacerdoti e si circondava di dotti monaci anglosassoni.
La vitalità delle sue diocesi e delle sue abbazie, il fiorire di un clero colto e coerente agli insegnamenti evangelici e la prosperità anche economica del popolo, fecero guadagnare a Bonifacio ulteriore fama al di là dei confini della sua diocesi. Il re di Francia Pipino il Breve (738-747) volle che Bonifacio operasse nel suo regno e la parte più sana del clero dopo due sinodi promise fedeltà al papa Zaccaria. Bonifacio esortò il clero a condurre una vita conforme ai canoni, proibendo il porto d’armi, l’esercizio della caccia, il vestito laicale e la pratica del concubinato e prescrisse ai monaci la Regola di san Benedetto e vietò loro le usanze pagane e la diffusione di dottrine eretiche.
Rinunziando alla sede vescovile di Colonia cui era stato designato da un sinodo con l’approvazione papale, Bonifacio si diresse verso la Sassonia con l’intento di convertire la terra dei suoi antenati. Il 5 giugno del 754 presso Dokkum (Olanda settentrionale) mentre si apprestava a somministrare la cresima ad un gruppo di catecumeni, un gruppo di Frisoni armati di spade aggredirono Bonifacio e i 52 monaci che erano con lui. Il vescovo vietò ai suoi di combattere e disse: “Cessate, figliuoli, dai combattimenti, abbandonate la guerra, poiché la testimonianza della Scrittura ci ammonisce di non rendere male per male, ma bene per male. Ecco il giorno da tempo desiderato, ecco che il tempo della nostra fine è venuto; coraggio nel Signore!”» L’apostolo della Germania coronava con il martirio la sua grande opera evangelizzatrice.  Le reliquie di san Bonifacio riposano nell’abbazia di Fulda.