Origini, tra mito e realtà, della città di Torino, capitale economica d’Italia
di Nicoletta Travaglini
E’ notorio che Torino è la “capitale” economica d’Italia ed anche la sede della più importante casa automobilistica italiana. Intorno alla sua fondazione, sono nate molte leggende, legate all’antico e misterioso Egitto, di cui Torino ospita uno dei più grandi e forniti musei del mondo.
Si narra che un fratello di Osiride, volendo allargare i propri domini, partì alla conquista di nuove terre, giungendo fino in Piemonte ove si fermò alla confluenza dei due fiumi, Po e Dora , perché gli ricordavano, il primo, il Nilo, personificazione di Osiride e della prosperità e il secondo di sua moglie Iside.
In questo luogo vi era inoltre, un promontorio, che richiamava alla memoria le piramidi egizie, Superga, dal quale sorgeva il divino Ra, il sole, qui, quindi, egli trovò la condizione ideale per fondare una nuova colonia, dove impose il culto del dio Api, o Toro sacro, come allegoria della fertilità.
Torino è una città fortemente dualistica, ove il bene e il male, il presente e passato, il positivo e negativo sembrano sovrapporsi a tal punto da non distinguere più questa dicotomia e come le dee legate alla madre terra che diventavano uniche catalizzatrici di questa duplicità, così questa territorio urbano sembra essere un unico e solo catalizzatore di queste energie. Per esempio pare che essa sia ai vertici di due triangoli uno positivo, di cui fanno parte Praga e Parigi, l’altro negativo a cui angoli corrispondono Londra e San Francisco, sempre in tema di dualità si dice che l’Angelo di Porta Susa, nel torinese, sia in realtà la statua di un demone che sconfigge gli angeli, cioè il bene che schiaccia il male.
Nel capoluogo piemontese vi è la Chiesa della Gran Madre di Dio, costruita nella prima metà dell’ottocento. Nacque su un tempio dedicato alla dea Iside e nella cripta è conservata anche una Vergine con il volto scuro.
Essa è stata costruita su modelli classicheggianti; vi si accede attraverso un’ampia scala al cui termine vi è il monumento a Vittorio Emanale I, vicino vi sono le due statue della Fede e della Carità, raffigurate come due floride “matrone” una con in fronte un triangolo, rappresentazione sia di Dio che della Trinità, ai suoi piedi si nota una tira papale, come simbolo della chiesa di Roma, e un Angelo le sfiora le vesti, come ulteriore richiamo al “divino”. La Fede ha nella sua mano sinistra una coppa, simbolo dell’abbondanza, la sinistra è nella tradizione destinata ai sacrileghi, con la quale il Divino punisce gli empi.
Lo sguardo della statua è enigmatico e se lo si segue pare che esso indicherebbe il luogo dove forse è custodito il Graal. A mezzogiorno del 21 dicembre, il portale risulta illuminato dai raggi solari, che come in una sorta di cammino iniziatico, ritorna dove era partito il giorno dedicato al patrono di Torino, San Giovanni Battista, che cade nel solstizio d’estate.
L’interno di questo luogo sacro è a pianta circolare e vi sono le statue del Battista, della Vergine con il Bambino, San Maurizio, del Beato Amedeo di Savoia e di Margherita, il Sacro Cuore di Gesù, per citarne solo alcuni!! Queste statue, comunque, potrebbero avere anche una valenza esoterica precisa, dato che la Vergine è anche la protettrice dei Templari, San Giovanni Battista è uno degli depositari di molti secreti della cristianità, insieme a Maria Maddalena, infatti, essa è simile alla chiesa francese della Madeleine.
Sempre a Torino vi è la statua dei Dioscuri Castore e Polluce che pare sia una “porta” con valenza positiva, dato che essi rappresentano l’ armonia, a differenza delle sorelle, Elena e Clitemnestra che sono la discordia e il dissenso. La leggenda vuole che Leda, che significa “donna”, fu la Grande Madre che partorì “l’uovo cosmico”, cioè , secondo alcuni miti, diede origine all’universo, era, anche, la regina di Sparta, moglie di Tindaro, che dopo una notte d’amore, prima con il mortale a consorte e poi con l’immortale Zeus, concepì quattro figli gemelli, due mortali, Elena e Clitemnestra , gli altri due divini, Castore e Polluce. Secondo un’altra versione, Leda fu trasformata da Zeus in cigno e così la potè possedere; il cigno, infatti, è la metafora della fecondità. Essa quindi, depose un uovo da dove nacquero Castore e Polluce, secondo alcune versioni, altre ritengono che Castore fosse un mortale figlio del re di Sparta e quindi creatura terrena.
Questi numi erano molto venerati in tutta la Grecia ma anche in Italia e comparivano sempre insieme in caso di gravi e pesanti calamità, identificati poi con “i fuochi di Sant’Elmo”.
Secondo una delle tante versioni del mito che li riguarda, Castore era un valido guerriero, domatore di cavalli, Polluce, invece era un bravissimo pugile. Essi compirono mirabolanti imprese tra cui anche la spedizione degli Argonauti. Quando si innamorarono delle figlie di Leucippo, già fidanzate con gli Afaridi, Castore fu ucciso da Ida, colpito, successivamente da una saetta di Zeus, e Polluce ammazzò per vendetta Linceo. L’immortale Polluce non voleva staccarsi dal fratello e così pregò il padre onnipotente di ridare la vita al suo gemello, ma questi non lo poté esaudirlo e così essi dovettero accontentarsi di vivere un giorno nell’Olimpo e uno nell’Ade, finché stufi di questa precaria situazione, Zeus li trasformò nella costellazione dei Gemelli.
Essi potrebbero essere i Santi Cosma e Damino a cui la tradizione popolare ha attribuito molti miracoli concernenti le epidemie, essendo loro medici orientali che prestavano la loro opera gratuitamente. Però i Dioscuri, potrebbero essere anche lo “sdoppiamento” della Grande Madre poiché essi vivevano un giorno nell’Olimpo e uno nell’Ade a rimarcare il loro carattere bivalente di interno ed esterno, peculiarità, per altro anche della Magna Mater.