Pubblichiamo in esclusiva per Terra Incognita la lettera con la quale Alfredo M. Barbagallo, autore dello sconcertante studio “San Lorenzo e il Santo Graal”, ha chiesto l’intervento della Pontificia Commissione Archeologica per ottenere l’analisi delle tesi archeologiche e storiche espresse nella sua ricerca. Vi invitiamo alla lettura del libro sopra indicato pubblicato nella nostra sezione de “I libri di Terra Incognita”.
Sono Alfredo Maria Barbagallo, studioso cattolico.
Con questa grave nota, in invio formale per attestazione necessaria di Cancelleria, AUTODENUNCIO alla Congregazione Pontificia per la Dottrina della Fede, ai sensi degli artt. 1, 3, 7, 8, 16, 17, 18, 23, 27, 28 Regolamento delle Dottrine, il mio documento di carattere storico ”San Lorenzo e il Santo Graal”, con annessi, attualmente in libera circolazione web sotto il sito personale, con importante sviluppo in San Lorenzo e Il Graal.
Alla Autodenuncia qui presente verrà allegata in via riservata una Nota esplicativa, esclusivamente diretta agli Organi decisionali della Chiesa ed al Vicariato di Roma.
Per l’intanto si attesta quanto segue:
- la mia Teoria di ricostruzione storica, concernente la possibilità documentale sulla consistenza Reliquiaria di un Patrimonio laurenziano originario di valore Cristiano assoluto, storicamente disperso in Europa, esposta in oltre 600 pagine di fitta documentazione a Voi ora diretta, ha in versione di sintesi raggiunto, nelle pluriennali fasi di ricerca da parte dell’Autore – ed attraverso l’attenzione degli Organi di Stampa internazionali, anche di matrice cattolica, nella fase 2007 – 2009 – un’attenzione stimabile in alcune centinaia di milioni di fruitori e lettori su scala mondiale, rappresentando quindi fonte immensa di richiesta di indagine;
- la mia Ricerca si muove su di un orizzonte dichiaratamente ed esclusivamente Cristiano, e senza finalità alcuna di pubblicazione o lucro che sia;
- il Sottoscritto ha da tempo domandato, con Appelli e Dichiarazioni, la costituzione di una Commissione di Studio sugli argomenti in questione – di cui non intenderebbe, per equilibrio, fare parte – senza ricevere alcuna risposta;
- gli Organismi ufficiali di tutela e studio scientifico di carattere cattolico – tra tutti, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra – non hanno fornito negli anni risposta alcuna alle osservazioni documentali da parte dell’Autore.
A fronte di tutto ciò, non posso che riscontrare con sgomento il muto silenzio, o addirittura gli ostacoli, che quindi le complessive Autorità ed Organi di studio pontifici in materia storico archeologica – e purtroppo, anche qualche rappresentante del Clero di competenza, riguardo le ricerca di territorio – hanno saputo esprimere sulla gravissima attestazione; silenzio che apparirebbe ben distante dal dovere supremo, per ogni cattolico ed intellettuale onesto, di accertamento della Verità.
Ho motivo quindi di ritenere che – sino a quando non vengano convincentemente fornite argomentazioni a contrario, cosa per cui sospenderei immediatamente la libera diffusione dei miei scritti – si stia compiendo un inesplicabile atto di leggerezza, ed insisto perché i miei dati di studio vengano analizzati .
A ciò, non posso che domandare – con umiltà e dolore – alla Congregazione per la Dottrina della Fede formale giudizio inquirente sul mio stesso studio, certo che la Maestà di Nostro Signore Gesù Cristo, che tutela e difende gli affamati ed assetati di Giustizia in Suo nome, saprà indirizzare la Vs. alta analisi nel correggere gli eventuali miei umani errori, nell’importanza suprema della Questione.
Roma, luglio 2009
Alfredo Maria Barbagallo
Allegato: Importanti Note aggiuntive (nota storica)
Vi sono degli importanti elementi, riguardo una Ricerca ancora pienamente in atto, che mi permetto – data la loro assoluta rilevanza – di aggregare in importante sede aggiuntiva al disordinato plenum di studio ed osservazioni, rilevabili dal sito web a mia firma.
Negli articoli riassuntivi a piè documentazione, raccolti nel sito www.alfredobarbagallo.com, e dall’aggiuntivo sanlorenzoeilsantograal.splinder.com si riscontrano dei dati gravi di studio ultimativo, che mi permetto di formulare all’esame della suprema Congregazione Pontificia cui scrivo, perché possa da essi avviarsi un primo esame nella conoscenza di fattori storici di primario e supremo interesse Storico e Spirituale.
- Nel secondo, ultimo studio citato, datato giugno 2009, è riportato un complesso dato interpretativo riguardo il cd. Santo Caliz di Valencia, dalla antica tradizione aragonese e mondiale il Calice dell’Ultima Cena di N. S. Gesù Cristo; con Esso hanno di recente celebrato i nostri ultimi due Pontefici. (Ho ritenuto, dopo le note generali sui miei studi riportate dalla stampa iberica e sudamericana, e positivamente commentate dagli ambienti culturali spagnoli, di inviare alle Alte autorità di competenza in anteprima questo mio ultimo passaggio). Ciò che emergerebbe da queste recenti osservazioni è la conferma dei primi dati di studio sul Santo Caliz, – già analizzati ed interpretati negli anni ’60 da Antonio Beltran. Vi è per me una complessa concordanza di fattori, di natura anche strettamente archeologica in senso analitico, per cui sono portato a presumere che il Manufatto possa essere stato già alla fine del X secolo identificato da Gerberto di Aurillac, poi Pontefice Silvestro II;
- Tutto ciò convergerebbe a sua volta con una serie di fattori, che sembrerebbero tutti ricondurre ad una doppia lettura; il reperimento del Patrimonio sacro laurenziano nel 590, da Papa Pelagio II; e la ricollocazione della sistematicità Patrimoniale dispersa in senso evangelizzatore, secoli dopo, con Silvestro II. Ciò spiegherebbe, tra l’altro, l’importante coeva collocazione storica al 1000 della santificazione di Blano di Bute, in Scozia; San Blano muore da Tradizione nel 590, e viene festeggiato sorprendentemente il 10 agosto laurenziano (Cfr. Studio in esame).
- Confermo quindi la stupefacente teoria su di un Patrimonio primario apostolico Reliquiario relativo ai supremi eventi Cristiani da Ultima Cena (Santo Caliz), Deposizione (Bute/Kingarth – Glastonbury), Resurrezione (Calice vitreo fondamentale a San Lorenzo f.l.M., non attualmente identificato alla Biblioteca Apostolica Vaticana). Tale Patrimonio, nei termini di trasmissione nello studio indicati, si articolerebbe quindi nella più stretta Tradizione e Lettura cristiana.
- Per proseguire quindi con queste gravissime ipotesi aggiuntive, possiamo notare la straordinaria circostanza della concordanza tra il 1148 del Ciborio di San Lorenzo fuori le Mura – e dell’Apposizione della straordinaria Stele eucaristica del V secolo sopra la Tomba di San Lorenzo – con il novembre 1148, data di morte – tra le braccia di San Bernardo – del celebre Malachia di Armagh. Ciò segnerebbe la conferma di una formulazione già esposta nel mio studio generale; l’identificazione da parte di Bernardo, e dell’Ordine cavalleresco del Tempio da lui creato, della Stele laurenziana come oggetto di sacralità assoluta cristiana di Transustanziazione cristiana. Ciò spiegherebbe totalmente la formulazione poetica del Graal come Pietra Cristiana lapsit exillis, come riportata magistralmente da Wolfram von Eschenbach, vicino all’Ordine, intorno al 1210, oltre che la stessa nuova struttura Basilicale laurenziana da Onorio III, una volta Pontefice, nel 1216-17.
- E’ da segnalare infine – tra gli ultimissimi sviluppi teorici di questo mio studio – l’emergere della straordinaria figura di Verano da Cavaillon. Anch’esso, da tradizione, scomparso nel 590, ed anch’esso in Tradizione ecclesiale all’Anno Mille, può fare emergere – ma è molto presto per poterlo ancora pensare – un nuovo elemento di indagine sacra, di relazione alla teoria centrale, che tenderebbe a completare l’antico quadro europeo dell’azione gregoriana in questo senso.
- Le ultimissime iniziative di tutela archeologica finalmente, a quanto pare a firma italiana, in atto attualmente nell’indiana Arikamedu sembrerebbero un passo nella giusta direzione qui ipotizzata. Si colleghi quindi ciò: 1) alla vecchia affermazione scientifica di Padre Schurhammer sull’analogia tra i materiali di Arikamedu ed i noti
reperti della “Tomba di Tommaso”, nell’adiacente Mylapore; 2) alla evidente derivazione etimologica di Arikamedu da Arretium, segnalata quindi dal ritrovamento di reperti aretini d’epoca nel sito; 3) alla caduta – abbandono improvvisa del sito indiano, alla metà del I sec. d. C. circa; 4) al di poco successivo abbandono (fine I secolo) dell’“insula” romana del Colcitrone ad Arezzo, sotto la chiesetta medioevale di San Lorenzo. Tutti questi dati confermerebbero sempre più la nostra teoria sulla permanenza dell’Apostolo Tommaso in India nella stazione commerciale aretina, e del trasporto post martiriale ad Arretium di sue pertinenze materiali Reliquiarie; tra cui il poetico “calice vitreo” di San Donato, leggenda locale nata sulla scorta del Calice vitreo reliquiario reale, da Arezzo poi ab antiquo a Roma, successivamente reperito, e collocato alle fondamenta della Basilica pelagiana; - Resta infine di centrale importanza la riflessione sulla Leggenda testimoniale del Vescovo Arculfo di Bordeaux (VII secolo); nel suo noto viaggio gerosolimitano, l’antico autore attesta la eccezionale presenza del Calice di Gesù Cristo non limitandolo all’evento dell’Ultima Cena; ma estendendolo agli Eventi sacri da narrazione evangelica relativi alle Apparizioni di Gesù Risorto.
Questo eccezionale dato – mai dibattuto a sufficienza – non può che testimoniare, sia pure nella estrema incertezza di fonte, la antica credenza complessiva, nel mondo cristiano – da corretta lettura evangelica – sulla Cena Resurrezionale; evento che si pone in termini di correlazione talmente stretti con la vicenda evangelica di Tommaso Apostolo da lasciare del tutto sbalorditi.
Roma, Luglio 2009
Alfredo Maria Barbagallo